Abel Wakaam
Thunderstorm II
1° Thunderstorm II, la storia continua

Questo romanzo è il seguito di Thunderstorm



Dopo quella intensa settimana d'estate, Greta tornò col marito in città, ma continuammo a sentirci al telefono in una sorta di legame affettivo che non voleva saperne di spezzarsi. In fondo io avevo ottenuto ciò che più bramavo sin dal primo giorno e le avevo dato modo di realizzare i suoi desideri più reconditi, che senso aveva mantenere ancora viva quella strana forma di intimità segreta? La distanza tra noi non era certo incolmabile, ma eravamo entrambi consapevoli di essere rimasti aggrovigliati coi ricordi in quella magica giornata di pioggia, stretti sotto una vecchia tettoia per ripararci dal temporale. Era stato un momento irripetibile, impossibile da rivivere con la stessa intensità, e il susseguirsi spasmodico degli eventi non poteva più essere replicato.

- Rimani comunque il mio mentore, - mi confidò al telefono in un momento di tristezza - senza di te, non mi sarei mai liberata dalle mie catene.

- Ognuno è artefice del proprio destino, - obiettai - io ti ho soltanto sospinta verso una porta che continuavi a considerare chiusa.

- Già... eppure senza il tuo aiuto non avrei mai trovato il coraggio di aprirla. Ah... dimenticavo, ho letto il libro.

- E ti è piaciuto?

- Ti sei attenuto ai fatti, - affermò - pur aggiungendo al testo le tue considerazioni personali. Un modo diverso e innovativo di raccontare una storia in prima persona. Cosa dicono i tuoi lettori?

- L'ho appena messo online, è presto per avere qualche commento significativo.

- Nessuna delle tue donnine ti ha chiesto se in questa strana storia ci fosse un fondo di verità?

- C'è sempre qualcosa di reale nei miei scritti, quella che varia è soltanto la percentuale di fantasia rispetto al susseguirsi reale dei fatti.

- Beh, - ridacchiò al telefono - in questo caso non ti sei dovuto inventare niente.

- Non mi hai detto se ti è piaciuto.

- Certo non poteva lasciarmi indifferente, considerato che questa volta la protagonista ero proprio io. Devo dire che è stato molto eccitante scoprire il tuo punto di vista. Quando hai deciso la trama?

- Non c'era premeditazione, te lo assicuro, le mie storie nascono così, da fatti assolutamente improvvisati.

- Quindi non ti interessava nulla di me?

- Ma no, cosa dici? E' ovvio che morivo dalla voglia di...

- ...ah questa la so, - mi interruppe bruscamente - ma poi, di fatto, non mi hai mai sbattuta come una troia dentro uno sgabuzzino!

- Sono un uomo abitudinario in tutto, - ammisi - ma non nello scrivere... e nemmeno nell'immaginare.

- Lo so, - addolcì il tono della voce - tu sei un adorabile bastardo ed è assolutamente impossibile decodificare in modo logico i tuoi propositi. Tutto mi sarei aspettata, ma non che mi gettassi tra le braccia di Nico.

- Non avrei mai potuto competere fisicamente con lui. - affermai - Ormai ho un'età in cui le energie vanno centellinate con intelligenza.

- Smettila, - scoppiò a ridere - se nel sesso contassero soltanto i tori da monta, allora saremmo messi proprio male!

- Non mi sembra che Nico ti abbia lasciata insoddisfatta.

- Da quando gli hai sbloccato il cervello, - ammise - il ragazzo è diventato una macchina del sesso. Pian piano smetterà anche di impasticcarsi di viagra ed avrà una vita sessuale lunga, naturale e soddisfacente.

- Lo hai rivisto prima di tornare in città?

- Non lo saprai mai, - affermò con aria seria - così impari ad andartene prima del dovuto.

- Mi ero già fermato più di quanto avessi previsto. Cosa avrei dovuto fare in quella settimana in cui eri sempre in compagnia del tuo maritino, nonché in quella dopo in cui saresti stata "inutilizzabile"?

- Che maledetto stronzo, - sbottò - parli come come se una donna mestruata sprizzasse veleno da ogni poro!

- Accompagnata e mestruata... si sono rivelati due ostacoli insormontabili, quindi che senso avrebbe avuto rimanere al paese?

- Per fortuna il giovane idraulico non la pensava come te.

- E quindi? - la incalzai - Ha consumato di nuovo la tua quota mensile di orgasmi?

- Mi ha scopata, - esclamò - e devo ammettere che ne avevo proprio bisogno. Dopo una settimana di bagordi e quindici giorni di astinenza forzata, sentivo proprio la necessità di essere sbattuta come una troia dentro un fienile.

- Se stai cercando di farmi ingelosire, - obiettai - ti ricordo che non sono né il tuo amante e nemmeno tuo marito. Detto questo, vai avanti col racconto.

- La tua proverbiale curiosità ti rende vulnerabile lo sai? Ora sono io ad avere il coltello dalla parte del manico.

- Domani sarò a Milano per lavoro. - la sorpresi - Ho un appuntamento a metà mattinata e sarò libero per l'ora di pranzo. Ti va di mangiare con me?

- Posso mandare qualcuno a prendere Sofia a scuola, ma non avrò tutto il pomeriggio per...

- ...nemmeno io, - tagliai corto - ma mi farebbe piacere vederti.

- Scommetto che in cambio vuoi sapere cosa ho combinato col garzone dell'idraulico vero?

- Me lo dirai domani. - la salutai con una certa fretta - Ci vediamo per le 11,45 al centro della galleria Vittorio Emanuele.

Lo so, a volte riesco ad essere irritante, ma non mi piace esser messo in una situazione di dipendenza e quel coltello dalla parte del manico, puntato con decisione alla gola, mi aveva decisamente innervosito.

La mattina seguente Greta mi inviò un messaggio in cui mi chiedeva come preferivo che si vestisse. Le risposi freddamente di non mettersi nulla sotto. Quando la vidi roteare su se stessa davanti alle vetrate della galleria, restai senza fiato. Era bella come sempre... anzi, più bella che mai in quell'abito bianco che metteva in risalto le sue forme sinuose. Ero abituato a vederla col vestitino estivo con cui andava al torrente e ritrovarmela davanti così elegante mi fece sussultare.

Nonostante non volessi ammetterlo, mi lasciai sfuggire un timido: - Sei davvero stupenda.

- Grazie, - rispose con un sorriso ammaliante - e tu riesci sempre a provocarmi un brivido tra le gambe.

Fu seduti al tavolo del ristorante che giocai la mia prima carta:- L'ultima volta che ti ho avuta così vicina eri ancora più sensuale. - sussurrai, davanti allo sguardo enigmatico del cameriere in attesa delle ordinazioni.

Entrambi ci lasciammo consigliare su un piatto di cozze fresche con contorno di pomodorini, e contammo i secondi che mancavano affinché il pinguino in uniforme ci lasciasse soli.

- Io invece, l'ultima volta che ti ho guardato negli occhi, eri dietro la mia schiena e mi mordicchiavi la nuca.

- Cazzo.... - sbottai - mi sembra di essere ancora lì come se il tempo si fosse arrestato in quel preciso istante, invece nel frattempo ti sei fatta sbattere chissà quante volte da quel giovane toro da monta.

- Solo una, lo giuro, - sorrise - ed è successo il giorno prima di partire.

- Una scopata o una volta, inteso come incontro? - la interrogai.

- Una sola volta, - disse, con fare smorfioso - del resto invece non ho tenuto il conto.

- Nel nostro fienile? - insistetti - Più di un'ora?

- Quel posto è magico e il ragazzo ci si è affezionato. D'altronde non potevo certo farlo venire a a casa in pieno giorno, sarebbe stato molto pericoloso.

- Faceva caldo?

- No, - abbozzò un sorriso sarcastico - stava piovendo.

- Quando ci siete rimasti?

- Abbastanza... - si sistemò i capelli.

- Quanto tempo?

- Non ho guardato l'orologio, ma ci siamo rimasti per buona parte del pomeriggio.

- Non so se odiarti oppure godere per quello che mi stai dicendo. E com'è andata?

- Beh, questo puoi immaginarlo, - sorrise ripetutamente - il giovanotto era bello carico e sapeva che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbe potuto fottere a quel modo una milf.

- E tu?

- Lo vuoi proprio sapere? Ne sei davvero sicuro?

Restai in silenzio a guardarla mentre il cameriere appoggiava con ordine i piatti sulla tavola. Per la prima volta provai una sottile forma di gelosia.
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