Abel Wakaam
Perfidia
1° Perfidia, il desiderio oltre la ragione
Matilde si appoggiò alla portiera del taxi ed attese impazientemente che Giulio finisse di contrattare col conducente, cercando di destreggiarsi nella lingua spagnola. - Ha capito, - esclamò, dopo qualche minuto di discussione - ci porterà sino a Ciutadella, ma non entrerà nel centro storico. Dovremo farci qualche centinaio di metri a piedi.

- Io invece non capisco, - commentò la donna, prendendo posto sul sedile posteriore - ma non credo che abbiamo un'altra scelta.

- E' semplice, - ribadì, cercando di rassicurarla - non ha l'autorizzazione...

- ...come se su quest'isola servisse un'autorizzazione per uscire dalle regole. - Tagliò corto.

Per qualche minuto nessuno dei due provò ad imbastire un dialogo, finché Giulio si lasciò andare in uno sbuffo nervoso.

- Abbiamo fatto una cazzata! - gli rispose Matilde, allungando lo sguardo tra le luci abbaglianti della notte.

- Non potevamo immaginare... - provò a spiegare la situazione - non c'era alcun indizio che lasciasse intuire il senso di quella festa. La Cova d'en Xoroi è classificata come discoteca e da nessuna parte ho letto indiscrezioni che lasciassero intuire qualcosa di più trasgressivo di un semplice ritrovo per la vita notturna di Minorca.

- Non è questo il problema, - obiettò la donna - e sai bene cosa intendo.

- Senti... siamo sposati da sei anni... non è mai successo...

- Stai zitto per favore! Il fatto che non sia mai accaduto non è una scusa per farlo succedere.

- Abbiamo sbagliato entrambi, - ammise Giulio - ed il comportamento di ognuno ha avallato la ripicca dell'altro. Inoltre, qualche bicchiere di troppo ha fatto il resto.

- Ecco, - lo affrontò - allora possiamo discutere del valore che si può dare al resto.

Nessuno dei due osò continuare la discussione finché il taxi non si arrestò al centro dell'antica Piazza d'Armi. Giulio pagò la corsa, lasciando il resto come mancia, la prese sotto braccia e si incamminarono nei vicoli deserti. L'eco dei tacchi sulla pietra risuonò come il battito del cuore nella penombra della Cova d'en Xoroi, quando Matilde trovò il marito sdraiato sguaiatamente su quella maledetta poltrona. - C'era proprio bisogno di arrivare a tanto? - gli domandò, abbassando subito il tono della voce che echeggiava tra i vicoli deserti.

- Non mi aspettavo che arrivasse a tanto, - rispose, stringendola a sé - è stato un gesto inaspettato! Come potevo supporre che una ragazza incontrata dieci minuti prima in discoteca... arrivasse a quel punto.

- Già, come potevi immaginare che, dopo averti sbottonato la patta dei calzoni con quei complicati bottoni doppi di cui ti lamenti sempre, avesse intenzione di avvicinarsi così pericolosamente con la faccia, schiudere le labbra e prendertelo addirittura in bocca! Nemmeno Nostradamus sarebbe mai stato in grado di prevederlo!

- E' la stessa cosa che ho pensato quando ti ho vista ballare con Florentino, - le rispose - e mi sono accorto di quanto ti strusciavi contro i suoi pantaloni.

Matilde si zittì di colpo. Riprese la parola quando arrivarono sulla soglia della casa presa in affitto per le vacanze. - Abbiamo fatto una cazzata, - ribadì - ed ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.

- Allora parliamone. Raccontiamoci senza falsi moralismi come sono andate le cose.

- Lo abbiamo già fatto no?

- Nei minimi dettagli, - affermò Giulio - facciamolo nei minimi dettagli!

Matilde si tolse le scarpe e salì silenziosamente le scale. - Cosa vuoi sapere ancora?

- Spiegami nei dettagli com'è andata con lo spagnolo danzante, dall'inizio.

- Prima fammi fare una doccia...

- No, - sbottò, trattenendola per un braccio - la coscienza ce la laviamo dopo.

Per tutta risposta, lei si sedette su una delle poltrone del salotto, incrociò le gambe e scosse il capo. - Dovresti cominciare tu...

- Giulio la guardò fissa negli occhi: - Dall'inizio, - insistette - e sai bene cosa intendo.

- Prendimi qualcosa di fresco da bere, - addolcì la voce - ne ho bisogno.

Cominciò a raccontare, sorseggiando lentamente la sangria gelata: - E' stato lui a tampinarmi, lo ha fatto sin dal primo momento che ci siamo incrociati al bar. E' stato gentile, educato e mi ha fatto un mare di domande. Gli ho parlato di te... gli ho detto che siamo sposati e mi ha invitata a ballare. Se ben ricordi, ti ho chiesto persino il permesso prima di accettare il suo invito, ma evidentemente a te stava più che bene perché eri impegnato a fare il galletto con quelle due ragazze scollacciate.

- Stavo facendomi spiegare come si raggiungesse la spiaggia di Escorxada... niente di più.

- E Florentino invece mi ha spiegato come si balla la Kizomba. - sbottò.

- Tra le due cose c'è una certa differenza. - obiettò - E non dirmi che sei rimasta indifferente alle sue avances!

- Ovvio che mi ha coinvolta, - ammise - Mi si è strusciato addosso sin da subito in modo molto provocante.

- Eccitante direi... - ribadì Giulio.

- Eccitante... - ripeté Matilde.

Dopo qualche secondo di silenzio, la incalzò in modo diretto: - Ce l'aveva duro?

Spiazzata dalla domanda, cercò di prendere inutilmente tempo. - E' così importante questo dettaglio...

- ...ce l'aveva duro oppure no? - insistette.

- Maledizione sì... - sbottò - ce l'aveva duro e me lo ha fatto sentire in tutti i modi. Anche tu ce l'avevi duro mentre quella puttanella te lo succhiava con grande enfasi!

- Non cambiare discorso. - la interruppe - Fammi capire quale fosse la tua reazione mentre lo spagnolo ti faceva sentire la sua esuberante erezione, strusciandosi tra le tue cosce?

- Era eccitante. - rispose Matilde - Florentino non è certo un principiante inbranato ed ha trovato il modo per coinvolgermi, chiedendomi quanto volessi far ingelosire mio marito. Tu invece non parevi così interessato a me.

- Ero tranquillo, - ammise - ho sempre avuto la massima fiducia in te. Anzi, per certi versi mi intrigava guardarti ballare in modo sensuale con un altro uomo.

- Anche io mi sono sempre fidata di te, finché ti ho trovato che te lo facevi succhiare da un'altra!

- Quando sarà il mio turno, proverò a spiegarti. Adesso finisci il tuo racconto, senza dimenticare nessun particolare.

- La mia confessione è già finita. Quando son venuta a cercarti l'ho fatto per sottrarmi alle sue insistenti attenzioni.

- Ma poi sei tornata da Florentino.

- Se vuoi conoscere il resto della storia, devi prima raccontarmi la tua versione dell'accaduto.

- Non c'è molto da dire, - spiegò Giulio - le due ragazze mi hanno lasciato intendere che fossero bisex e che cercassero un compagno per la notte. Ho spiegato che sono sposato ed anche indicato chi fosse mia moglie. Mi hanno risposto che tu eri in ottime mani e che saresti uscita soddisfatta dalla Cova d'en Xoro. Infatti, guardandoti, mi sono reso conto di quanto fossi coinvolta dal ballo e dalle attenzioni dello spagnolo tenebroso. Poi ci siamo appartati nella saletta privata, si sono fatte offrire da bere ed il resto lo hai visto anche tu.

- Dal beviamo qualcosa al te lo prendo in bocca il passo è così breve?

- Ero molto eccitato, - confessò - ho cercato di comprenderne il motivo primario ed ho capito troppo tardi che eri tu. Vederti avvinghiata tra le braccia di quell'uomo mi ha fatto perdere la testa. Ho fantasticato, ti ho immaginata in una situazione decisamente più trasgressiva ed il risultato è stato esplosivo. Quando la ragazza ha cominciato a sbottonarmi, l'ho lasciata fare. anzi... ho sovrapposto la tua immagine alla sua, a parti invertite.

- Cioè? - gli domandò, incuriosita.

- Tu e Florentino, - continuò - esattamente nella medesima situazione. Così l'ho lasciata continuare, finché sei apparsa improvvisamente nella penombra della Cova. A quel punto era troppo tardi per fermarla.

- Quindi hai goduto nella sua bocca?

Giulio si versò un bicchiere di sangria e, tra un sorso e l'altro, annuì.

- Questo mi era sfuggito. - ammise Matilde.

- Ed ora che lo sai, che effetto ti fa? Avrebbe cambiato il tuo comportamento di stanotte?

- Mi eccita e mi fa incazzare, - rispose - e probabilmente mi sarei vendicata di più.
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