Abel Wakaam
Stranger
1° Stranger, uno scandalo politico francese
Elise Fontaine era un volto molto noto della politica francese, conosciuta più per i suoi intrallazzi ad alto livello che per il suo impegno in parlamento. Sin dai primi giorni della sua ascesa pubblica, i media l'avevano sottoposta ad un vero e proprio fuoco incrociato, senza mai riuscire a coglierla in fallo. Si vociferava persino di un suo morboso rapporto col primo ministro che aveva scatenato le ire della consorte, ma anche in questo caso, nessuno era mai riuscito a fornire una sola prova del misfatto.

Per questo Daniel trovò molto strano incrociarla, durante una calda giornata estiva, in quello stretto vicolo della cittadina di Ventiseri, in Corsica. La riconobbe nonostante la fluente chioma raccolta sulla nuca e gli occhi nascosti dalle lenti a specchio. A prima vista poteva sembrare soltanto una somiglianza curiosa, ma quella sua espressione intrigante non poteva certo passare inosservata.

La seguì fino ad un minuscolo bar di periferia, attese che si sedette al tavolino e si appostò in un angolo appartato dove avrebbe potuto spiarla senza essere notato. Ebbe la certezza che si trattasse davvero di Elise Fontaine quando la vide sollevare la tazzina del caffè stringendola con entrambe le mani. Era un suo gesto tipico, immortalato mille volte sulle riviste scandalistiche che l'avevano radiografata in ogni istante della sua esistenza.

Daniel avrebbe voluto avvertire qualcuno dei suoi colleghi al giornale, ma all'ultimo istante preferì mantenere per sé quella preziosa informazione. Era convinto che, da lì a qualche istante, sarebbe comparso un'importante personalità politica e preparò accuratamente il potente teleobiettivo che non mancava mai nel suo zaino di fotografo freelance. Invece, ad importunarla, arrivarono due aitanti giovanotti del posto con cui si intrattenne amabilmente, dimostrando così di conoscerli da tempo.

Deluso dal mancato appuntamento scandalistico, riordinò l'attrezzatura fotografica e si apprestò ad andarsene, quando colse uno strano gesto di confidenza. Niente di trascendentale, soltanto un tenero buffetto sulla guancia che, da lì a poco, si trasformò in una carezza poco sopra al ginocchio, ripetuta da entrambi i ragazzi con un atteggiamento decisamente provocante.

Elise finì di sorseggiare il caffè e, pigramente, si alzò in piedi. Salutò l'anziano barista, lasciandogli alcune monete sul tavolino, poi si incamminò verso una via laterale, seguita a distanza dai ragazzi che scherzavano tra loro. Daniel fu colto di sorpresa, arraffò in fretta e furia tutte le sue cose ma, appena imboccò la stessa direzione, non trovò più nessuno nel vicolo. Stava ritornando sui propri passi, borbottando sotto voce, quando udì chiaramente la voce della donna provenire da una finestra socchiusa che, dal piano superiore, si affacciava proprio sopra di lui.

Non c'era modo di allungare lo sguardo all'interno e, seppure il paesino fosse deserto, non se la sentiva di arrischiare una pericolosa arrampicata che colmasse quei pochi metri che gli avrebbero permesso di sbirciare all'interno. Decise allora di entrare nel portone di fronte e provò a salire le scale che si snodavano all'interno del cortile, sperando in un colpo di fortuna. Giunto sul primo pianerottolo, si rese conto che l'unico modo sarebbe stato quello di oltrepassare la ringhiera e raggiungere il tetto del porticato. Si guardò in giro con apprensione e poi azzardò qualche passo sulle tegole malmesse. L'angolazione non gli permise comunque di sbirciare all'interno della stanza di fronte, ma puntò ugualmente l'obiettivo della macchina fotografica e, seppur per un solo secondo, riuscì a scorgere qualche dettaglio nella penombra.

Per non rischiare ulteriormente, ritornò velocemente sui propri passi e raggiunse il piccolo bar dove Elisa aveva preso il caffè coi ragazzi. Nonostante la speranza, l'analisi delle foto scattate fu deludente. Provò a scaricarle sul tablet e a manipolarle con vari filtri. Uno dei fotogrammi, schiarito all'inverosimile, lasciava intravedere una sorta di abbraccio a tre che appariva decisamente intimo.

Per quanto provasse a rifletterci, gli sembrava tutto così assurdo, impossibile. C'era un solo modo per risolvere l'enigma, affrontare di persona Elise Fontaine e lasciarle intendere che fosse al corrente di chissà quali segreti, portando avanti un grande bluff. Si appostò di nuovo nei pressi della casa incriminata e, tre ore più tardi, fece in modo di incrociarla nello stesso vicolo mentre, a testa bassa, risaliva nella parte alta del paese. - Buongiorno... - l'affrontò con un sorriso, lasciandole intravedere la macchina fotografica ed il teleobiettivo - posso disturbarla per qualche istante?

Elise cercò di nascondere l'espressione di disappunto, alzò lo sguardo e allontanò il fotografo, spingendolo con una mano.

- Ho scattato delle foto interessanti, - la incalzò - vogliamo parlarne o devo inviarle direttamente al mio giornale?

Per tutta risposta lei sbuffò dal naso, si arrestò in mezzo al vicolo e si guardò intorno con aria nervosa. - Stiamo dando spettacolo, - esclamò - e se tu avessi in mano delle prove determinanti le avresti già vendute.

Daniel, pur sentendosi scoperto, non perse la calma e continuò il bluff: - A parte le foto di qualche carezza al tavolino del bar, che servono a dare un volto ai protagonisti di questo simpatico trio, vorrei sapere cosa ne pensa di un abbraccio molto sensuale in una anonima stanza di un paesino della Corsica.

- Che cosa vuoi? - lo affrontò Elise - Pensi di ottenere più soldi da me che dal direttore di qualche giornale scandalistico?

- Voglio solo parlare. - addolcì la voce, consegnandole il suo biglietto da visita.

L'arrivo di uno dei ragazzi interruppe la conversazione sul più bello: - Ti sta rompendo le palle? - esordì, con tono aggressivo.

- Tranquillo, - rispose Elise - se ne sta già andando.

Quando tornò in hotel, a due passi dalla spiaggia, Daniel si rese conto di essersi infilato in un vicolo cieco, ma la curiosità di capire quale fosse la tresca, divenne un vero e proprio tormento. Cos'era accaduto davvero in quella stanza? Dal fotogramma rielaborato mille volte al computer si poteva tranquillamente dedurre un incontro di natura sessuale, ma gli sembrava un'ipotesi decisamente azzardata. Eppure, quella stessa sera, mentre sorseggiava un aperitvo di fronte al mare, squillò il telefono. - Sono Elise Fontaine, - disse la voce - dove possiamo vederci?

- Sono alla Solenzara, - rispose, cercando di mantenere la calma - possiamo vederci qui.

- Troppa gente... - obiettò lei - preferisco un posto più appartato.

- Io invece ho una spiccata preferenza per i posti pubblici, - ribadì - non vorrei ritrovarmi faccia a faccia con un paio di ragazzotti invece che al cospetto di una bella signora.

Elise riattaccò e, dopo qualche minuto, comparve sulla terrazza della Solenzara. Quando raggiunse il tavolino, abbozzò un sorriso: - Contento adesso? Credi davvero che, se volessi darti una lezione, saresti al sicuro qui?

- Dicono che dai politici bisogna aspettarsi di tutto. Potrei aver preso le mie precauzioni.

- Cosa vuoi da me? - tagliò corto.

- Capire perché la donna più affascinante e chiacchierata di Francia si apparta con due ragazzi in una squallida camera di periferia.

Elise abbozzò un sorriso: - E se anche ti svelassi l'arcano, cosa cambierebbe?

- Potrei accontentarmi e cancellare tutte le foto che ho scattato, persino quelle fatte dal tetto di fronte.

- Chi mi dice che lo faresti una volta ottenute le informazioni che ti servono?

- In ogni caso nessuno mi crederebbe se rendessi pubblica questa conversazione.

- Cosa vuoi sapere? - lo incalzò Elise, mettendosi comoda sulla poltroncina.

- Era la prima volta che ti incontravi con quei ragazzi?

- Non sono ragazzi, - obiettò - hanno soltanto cinque anni in meno di me.

- E cosa sono a trent'anni allora? Due uomini vissuti? Non hai risposto alla domanda.

- Non è la prima volta!

- La seconda, la terza, la quarta... è un'abitudine?

- Li conosco da sempre, - si fece seria - io sono nata qui.

Questa ammissione complicò ancora di più lo schema mentale che si era fatto Daniel. - Non hai comunque risposto al quesito. - insistette.

- E' una storia lunga, complicata ed anche maledettamente imbarazzante. Perché dovrei svelarla proprio a te?

- Per riavere gli scatti fotografici rubati.

- Tu credi di avere in mano un'arma micidiale vero?

- Ne sono più che certo, altrimenti non saresti qui!

- Già... - commentò in modo laconico - lo sconosciuto fotografo della domenica è arrivato dove gli altri hanno fallito. Posso sapere se hai davvero una sfortuna sfacciata o mi stavi pedinando da tempo?

- Ed io posso sapere da quanto tempo ti scopi quei due? - alzò l'asticella del bluff.

Elise tentennò, sospesa tra la voglia di rovesciargli in testa l'aperitivo e quella di confessargli tutto, poi annuì: - Da almeno quattordici anni. - sospirò, quasi si fosse tolta un peso.

- Allora tu ne avevi poco più di venti e loro soltanto sedici.

- Te l'ho detto, - ammise Elise - è una storia maledettamente complicata.

- Te li sei sempre scopati entrambi?
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