Abel Wakaam
Rebel II
1° Rebel II, la conferma di ogni sospetto

Questo romanzo è il seguito di Rebel



Dopo aver cementato la loro complicità ed aver ospitato Fieke per tutto il mese di agosto, Melissa e Michele dovettero fare i conti con la ritrovata quotidianità.

- Lo so, - esordì lui, guardandola rigirarsi attorno alla piscina come una belva in gabbia - non è facile ritrovarsi con un marito che non si oppone ai tuoi tradimenti. Mi piacerebbe sapere cosa ti frulla nella testa.

- Ed io sarei curiosa di conoscere le tue impressioni intime su Fieke.

- La vostra particolare amicizia è davvero molto eccitante... - ammise - così come lo sono i particolari più profondi del vostro rapporto. Sentirti godere con la sua piccola mano infilata dentro il tuo sesso fino a metà dell'avambraccio è uno spettacolo entusiasmante.

- Anche per me è stato molto coinvolgente vedertela fottere in ogni pertugio mentre si occupava amabilmente di me. Le sue dita si sono trasformate in una specie di antenna, pronte a ricevere e moltiplicare le sensazioni che le procuravi mentre la scopavi a quel modo.

- Però adesso lei se n'è andata, - obiettò Michele - ed entrambi cominciamo a sentire la mancanza di qualcosa di altrettanto coinvolgente.

- Mi stai dicendo che vuoi spingermi a cercare un altro compagno per i nostri giochi?

- Ti sto dicendo che mi mancano le tue trasgressioni.

- Ok, - tagliò corto Melissa - ormai ti conosco, quando assumi quell'espressione sorniona è perché stai elaborando qualcosa di losco. Dimmi cos'hai in mente?

- Niente di definito, - rispose, versandole da bere - tu invece hai qualche desiderio da condividere? Ti mancano Zeno e i suoi compagni di merende? Sogni di notte la presenza del genovese alle tue spalle?

- Quell'uomo mi ha distrutta, - ammise, abbozzando una smorfia di disappunto - quando si hanno quelle misure, bisogna anche avere l'accortezza di muoversi con prudenza. Lo stesso impeto l'ha messo la prima volta che mi ha scopata e continuava a spingere anche quando non c'era più spazio per andare oltre.

- Beh... - sorrise - la seconda non ha trovato ostacoli nell'infilartelo a fondo. Avresti dovuto vedere la tua faccia quando Zeno gli ha dato il permesso di andare oltre.

- Io credevo che fosse già oltre, - precisò - ma il piacere di essere posseduta spesso distoglie la mente dalla realtà dei fatti. L'ultima spinta è stata tremenda.

- Il piacere ti offusca anche la memoria, - la schernì - sei stata tu a spingere all'indietro i fianchi per l'ingordigia di prenderlo tutto.

- Sì... fino a quel punto riesco ancora a mettere insieme i dettagli, ma la mia spinta è stata soltanto una farsa, il colpo finale l'ha assestato lui.

- Hai urlato cose oscene in quel momento. Probabilmente senza rendertene conto.

- Quando ho sentito i suoi coglioni pelosi sbattermi ripetutamente e pesantemente sulla clitoride, ho perso ogni forma di controllo sul corpo e sulla mente. E da quel momento credo che tutti i presenti si siano abbondantemente approfittati nel mio alterato stato mentale.

- Non è esatto, - la corresse - probabilmente ti sei persa almeno quei venti minuti in cui il genovese ti stantuffava come se volesse spaccarti in due e tu ti contorcevi come se ti stesse cuocendo a fuoco lento su di uno spiedo.

- Ecco... questa è la parte di cui non ricordo i dettagli, la mia mente era già altrove. Quel che invece ricordo perfettamente è quella specie di grosso serpente che si insinuava dentro il mio intestino e sembrava spingersi sempre più a fondo, mandandomi completamente fuori di testa. In quei momenti, gli orgasmi si accumulano uno dietro l'altro e si sospingono al punto da scoppiarmi nel ventre e nella testa tutti insieme contemporaneamente

- Credo di non sbagliare nel dirti che quella deflagrazioneè avvenuta nel momento in cui ti è venuto dentro.

- Di questo ne sono certa anch'io perché sono sempre stata sensibile alla sensazione che si prova nel sentirsi irrorata di seme caldo all'interno.... e per assurdo, riesco a percepirla meglio se è dentro le viscere che mi spruzzano

- Ecco... - annuì Michele - è proprio da quel momento che tutti i presenti si sono messi in fila dietro alle tue spalle. Non so se eri ancora cosciente, ma non si sono proprio risparmiati.

- E' difficile da dire cosa provo in quei momenti, - spiegò - è come se, oltre un confine impercettibile, tutto diventa possibile senza esclusione di colpi. Li ho sentiti a turno mentre me lo sbattevano dentro, ricordo le loro spinte frenetiche e poi gli schizzi caldi di seme.

- In quel momento ero anche io alle tue spalle per guardarti meglio. Dal solco tra i glutei, lo sperma traboccava copiosamente e si univa in lunghi fiotti bianchi che percorrevano per intero il tuo sesso aperto. La clitoride era ancora gonfia come una ciliegia matura e Zeno, che probabilmente ti conosce meglio degli altri, l'ha torturata con la punta del glande finché non l'ha ricoperta interamente col suo seme. Poi ti ha rifilato gli ultimi colpi senza ritegno.

- Lui è sempre stato particolarmente attento ai miei bisogni, - spiegò Melissa - per questo ho mantenuto un rapporto di continuità e non soltanto perché si dava da fare per procurarmi il superdotato di turno.

- Ora dovrebbe spettare a me questa incombenza. O preferisci che sia ancora lui a farlo?

- Zeno e tutti gli altri sono un capitolo chiuso. - affermò - Il genovese ha un gran bel cazzo ma non lo sa usare col cervello, non voglio davvero rischiare un'altra volta che mi faccia del male. Credo che si possa trovare di meglio. I miei gusti ormai li conosci, ma non è detto che non ci siano altre strade altrettanto eccitanti. Sai cosa ti dico? Prova a sorprendermi ed io accetterò qualsiasi cosa che ti verrà in mente.

La settimana seguente, Michele tornò a casa con due biglietti aerei di prima classe. - Torniamo a Cuba, - esclamò - magari sulla scena del crimine troviamo altri spunti!

Due settimane dopo, appena scesi al Jose Marti International Airport di l'Avana, raggiunsero in taxi l'Hotel Raquel, situato proprio in centro. Per i primi tre giorni, oltre a superare il jet lag, si limitarono a dei tranquilli giri turistici tra i vicoli della città vecchia, evitando ogni tipo di trasgressione, ma la tentazione era in agguato ad ogni angolo. La prima avvisaglia del desiderio che covava sotto la cenere, riscaldata dal sole dei tropici, li colse appena si trovarono di fronte a quella casa rosa coi serramenti e la ringhiera azzurra. - Agustin abiterà ancora qui? - domandò Michele, accarezzandole i capelli.

- E' la casa di sua madre, - rispose Melissa - lui abitava fuori città, ma occupava una stanza qui quando lavorava in hotel... per evitare gli spostamenti.

- Lo hai incontrato soltanto quella volta?

- No, - ammise immediatamente - l'ho visto in diverse occasioni anche se non era facile far quadrare i nostri impegni così diversi.

- Quando uscivi a passeggiare nella città vecchia per conto tuo, - continuò Michele - io venivo qui, alla chiesa, e salivo sul campanile a far fotografie col teleobiettivo dall'alto. Credo di aver debitamente rimpinzato le tasche del parroco con le mie continue offerte.

- Non siamo più tornati su quel terrazzo.

- Perché?

- Per via delle bambine che abitavano al piano di sotto. Agustin non voleva rischiare che ci sorprendessero in quegli atteggiamenti poco adatti per i loro occhi innocenti.

- Ecco spiegato perché i miei appostamenti andarono a vuoto! Dove vi incontravate?

- Alcuni vicoli più avanti, - spiegò - a casa di un suo amico.

- Anche lui ha partecipato alla festa?

- Ci lasciava usare la sua stanza per cortesia, ma credo che fossero entrambi d'accordo sul fatto che potesse spiarci. In alcune occasioni l'ho visto affacciato di nascosto alla finestra.

- Niente altro da raccontarmi?

- Agustin mi aveva parlato di un uomo, un tipo facoltoso che gestiva una piantagione di canna da zucchero. Mi disse che era pronto a qualsiasi follia pur di conoscere una donna come me. Aveva un debole per le turiste in cerca di avventure esotiche e mi riportò alcuni apprezzamenti sul mio conto.

- Ti conosceva?

- Mi aveva vista con lui, per strada, e ci aveva seguiti fino alla casa dove ci rintanavamo. Ovviamente aveva capito tutto della nostra tresca e gli aveva offerto del denaro per potermi conoscere. Col senno di poi, non posso escludere che, almeno in un'occasione, ci fossero anche i suoi occhi a sbirciare dietro quella finestra.

- Non lo hai mai incontrato?

- Quando tu non c'eri, venne a trovarmi. Allora eravamo al Melia Habana Hotel e quel giorno mi hai lasciata sola perché avevi un appuntamento con quel fotografo inglese, te lo ricordi?

- Adesso che me lo dici rammento qualche dettaglio, ma niente di definito. Cosa voleva da te?

- Santos era un uomo raffinato ed intelligente. Aveva modi eleganti e sapeva usare le parole come la lama affilata di una spada. Mi invitò nella sua fattoria, lasciandomi intendere che non me ne sarei pentita.

- Ti ha detto chiaramente cosa avesse in mente?
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