A volte le vicissitudini della vita fanno incontrare persone completamente diverse tra loro, uomini e donne che in nessun caso avrebbero potuto interagire senza che il destino avesse imbandito un incontro atipico, casuale, assolutamente fuori da ogni immaginazione. E non serve un evento catastrofico per mutare le sorti di un gruppo di perfetti sconosciuti, basta uno stupido contrattempo come il banale guasto del motore di un traghetto. Fu così che un gruppo di turisti perse l'unico volo di quella settimana per Milano, rimanendo gli unici clienti del villaggio in procinto di chiudere la stagione.
- Possiamo ospitarvi durante i lavori di manutenzione,- spiegò il direttore della struttura - ma dovrete accontentarvi di ciò che passa la cucina in un periodo come questo.
Non essendoci a breve altre alternative, dovettero prendere l'unica proposta disponibile, accettando di essere relegati in un'ala riservata dell'ultimo piano dell'hotel. La sera stessa, si ritrovarono tutti nella hall per un aperitivo offerto dalla struttura, in attesa che venisse servita la cena.
Il gruppo era composto da una coppia veneta, Carlo e Marcella, entrambi sulla quarantina. Si muovevano in sintonia, sempre appiccicati uno all'altra, come se avessero paura di perdersi. Poi c'era Emanuele, un cinquantenne tutto abbronzato, dall'aria sicura e dai modi tipici del "tombeur de femmes". Esattamente all'opposto di lui, Fabio, un timido ragazzotto ligure che pareva plasmato sulla falsa riga del boyscout in libera uscita. A chiudere la combriccola maschile, quel che sembrava essere un prete, distinto, riservato e poco socievole. La personalità di spicco apparteneva invece all'unica donna single, Rachele, punto di convergenza di tutti gli sguardi.
Lunghi capelli biondi, occhiali da professoressa e un fisico da pin up... con due grandi tette tonde che sembravano sfidare la gravità. - Non ti ho notata sul traghetto, - le domandò Emanuele - eppure è difficile che un tipo come te passi inosservato!
- Ero in cabina di pilotaggio, - rispose lei, sorridendo - ospite del capitano.
- Il solito vantaggio delle belle donne, - commentò - a noi invece è toccato far tutto il viaggio in balia delle onde! Non sarà che l'hai distratto al punto da fargli spremere troppo il motore?
- Eravamo in ritardo a causa del mare agitato, - spiegò Rachele - per questo ha cercato di recuperare così da farci arrivare in tempo all'aereo, poi il guasto ha complicato tutto. Personalmente non mi dispiace allungare di una settimana il mio soggiorno qui, non avevo nessuna voglia di tornare a casa.
- Non c'è nessuno che ti aspetta, nemmeno il lavoro? Il mio socio mi ha già tempestato di telefonate, sembra che in mi assenza si fermi tutto.
- Non ho soci, - sorrise amabilmente - e nemmeno scocciatori che mi aspettano.
- Beata te, - intervenne Carlo, subito ripreso dalla moglie - noi abbiamo una cartolibreria in centro a Verona ed abbiamo dovuto mandare i suoceri a gestirla. Questo è il periodo in cui tutte le mamme si premurano di acquistare libri e quaderni per la prossima riapertura della scuola. Non dico che non ci faccia piacere una settimana extra di vacanza a spese del villaggio, ma non è facile da coniugare con gli impegni del negozio.
- Che lavoro fai? - domandò invece Fabio, lanciandole uno sguardo nella scollatura.
Rachele, grazie all'arrivo del cameriere con gli aperitivi, evitò distrattamente di rispondere, ma la stessa domanda gliela pose privatamente il "tombeur de femmes", trattenendola in disparte.
- Mi occupo di relazioni sociali, - rispose con distacco - e non mi piacciono le persone troppo invadenti.
- Perdonami, - si scusò immediatamente Emanuele - ma non sono invadente. Sono soltanto molto affascinato dalla tua personalità.
- Dalla mia personalità o dalle mie tette? - lo provocò, notando il suo sguardo torbido.
- Anche loro non passano inosservate.
- Sono rifatte, - continuò - rifatte bene però... da uno del migliori chirurghi plastici svizzeri, al costo di quindicimila Franchi cadauna.
- Un ottimo lavoro... - commentò - ma bisogna vedere come reagiscono al tatto. E lì che si vede, o meglio, che si sente la differenza. Personalmente sono un esperto in materia.
- Oggi sono di buon umore, - sorrise Rachele - le puoi toccare entrambe al prezzo che ho speso per ognuna. Sempre se te lo puoi permettere ovviamente.
- Dovevo capirlo cazzo! - esclamò Emanuele, abbassando repentinamente la voce - Sei una escort.
- E adesso che sei arrivato a questa conclusione come ti senti? A parte la rabbia di non poterti permettere una come me intendo?
- Nessuno ti darebbe tutti quei soldi, stai bluffando.
- E' vero, hai ragione. Ma sono comunque troppo cara per uno del tuo stampo.
- Non lo fai mai gratis? Non ti prende proprio quella cosa dentro che ti fa scoppiare la testa finché non trovi da scopare?
- Sì, - sussurrò Rachele - ma mi succede soltanto con gli uomini che mi sanno prendere per la testa... e non è così facile. Ora però scusami, stanno servendo la cena.
- Un'ultima domanda, poi la smetto di importunarti: - Riesci mai a godere davvero o questo lavoro ti ha fatto diventare il sesso una noiosa abitudine da consumare in fretta?
- Ho imparato a separare le due cose, - aggiunse, incamminandosi verso l'unico tavolo apparecchiato singolarmente - ma a volte il piacere mi sorprende anche coi clienti.
- Quanto? - insistette Emanuele.
- Sono in vacanza, - gli sorrise - e in vacanza non lavoro mai.
Quella sera, come era ovvio aspettarsi, le confidenze della donna divennero di pubblico dominio, ma non cambiò il modo in cui tutti la guardavano. Solo Fabio osò però avvicinarsi mentre sorseggiava il caffè, accanto alla piscina illuminata. Arrivò ciondolando con la sua aria da eterno boy scout, si sedette sul lettino accanto a lei e le porse il suo bicchiere di whiskey: - Una correzione per rendere la vita più esaltante?
- Non bevo alcolici, non li sopporto, - rispose Rachele - mi danno subito alla testa e mi fanno sragionare.
- Beh, - commentò - allora l'idea non mi sembra male!
- Non hai l'aria di uno che ha fortuna con le donne o mi sbaglio?
- Hai ragione, ma non me ne faccio un problema. Due volte al mese vado a puttane e sto bene così.
- Perché due volte al mese? - scoppiò a ridere.
- Perché non ho abbastanza soldi per andarci più spesso, mi pare ovvio.
- E quando spendi ogni volta?
- Cinquanta Euro se vado sempre dalla stessa, altrimenti ne servono almeno ottanta.
- Praticamente ti sei fidanzato a pagamento allora!
- Si chiama Margot ma non credo che sia il suo vero nome. Scopa bene e mi fa godere, però ogni tanto la tradisco, tanto per provarne qualcun'altra. Tu quanto prendi di solito?
- Non certo cinquanta Euro, - gli sorrise - e nemmeno ottanta.
- Molto di più?
- Almeno dieci volte di più per incominciare. E poi ci sono tutti gli extra.
- Quindi sei una escort di lusso, una di quelle che ce l'hanno placcata d'oro e di platino.
- Sciocco, - esclamò - ce l'ho come tutte le altre.
- Allora perché costi dieci volte di più? Spiegami questa differenza.
- Dunque vediamo... forse perché so vendermi bene. Forse perché al di là di quella fessurina in mezzo alle gambe ho anche un bel cervello che valorizza un corpo tonico e sportivo.
- Sì insomma...- sbottò - perché sei una gran figa e quindi ti fai pagare bene.
- Beh... anche, ma non solo. Tu credi che sia facile accontentare un uomo?
- Io mi accontento in fretta, a volte anche troppo in fretta.
- I miei clienti invece no.- obiettò - Sono persone ricche ed esigenti che pretendono il massimo da una donna, altrimenti si accontenterebbero delle loro belle mogli. Non ti pare?
- Quindi tu, oltre ad essere una gran figa, sei anche molto brava a fare sesso, giusto?
- Ci provo, - affermò - ma non si può sempre accontentare tutti. A volte certi clienti sono un po' troppo esigenti.
- Ed in quel caso cosa fai? Ti rivesti e te ne vai? Rinunci ai soldi?
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