Abel Wakaam
Remember
1° Remember, fantasmi dal passato.
Isola di Panarea

Quando Roberta rientrò a casa e trovò le luci accese in salotto, capì che il gioco era finito.

Giorgio era sdraiato pigramente sul divano di stoffa a fiori, aveva il colletto della camicia slacciato, la cravatta allentata e le maniche arrotolate disordinatamente su, fino ai gomiti. Non l'aveva mai visto così, lui sempre elegante, preciso, perfetto in ogni occasione. Ma quella notte era un momento senza tempo in cui bisognava avere il coraggio di affrontare la verità. Non provò neppure a mentirgli, non aveva senso, gli si sedette di fronte e gli chiese cosa volesse sapere.

- Tutto... - rispose Giorgio, versandosi un bicchiere di malvasia - così posso cercare di capire cosa ti manca davvero nella vita.

- Non è questo il problema, - gli ribadì, sistemandosi i capelli sulla nuca - non c'è qualcosa che mi manca, ma un pensiero che mi tortura. E' una storia lunga, cominciata molti anni fa nel giorno del mio diciottesimo compleanno.

- Abbiamo tempo, - la incalzò - raccontami tutto dal principio così magari riesco a comprendere perché la mia affascinante moglie va a scopare con qualcun altro.

- Si ecco, - annuì - scopare è la parola giusta perché non è di un'altra relazione ciò di cui ho bisogno.

- Perfetto... mi stai dicendo che non sono in grado di soddisfarti a letto?

- Ascoltami, se vuoi il divorzio ti basta dirlo e finisce qui. Se invece vuoi cercare di capirmi e, nonostante tutto, riesci a convivere con questo mio modo di essere, allora possiamo parlarne.

- E com'è questo tuo modo di essere, vogliamo dargli un nome? Posso dire apertamente al mondo che mia moglie è una troia?

Roberta abbassò lo sguardo: - Hai colto nel segno, - ammise - c'è qualcosa dentro il mio immaginario che mi trascina nella parte oscura del mio immaginario erotico. Non posso chiederti di capire, al tuo posto sarei incazzata quanto te!

Si alzò dalla poltrona, incamminandosi verso la porta. Giorgio la seguì con lo sguardo, quel suo modo di ondeggiare i fianchi mandava gli uomini fuori di testa. Tutti gli uomini indistintamente, perché ovunque andasse, era sempre al centro dell'attenzione. Aveva qualcosa di speciale nel muoversi, qualcosa che andava oltre la bellezza fisica, era un modo naturale e sensuale di porsi a cui era impossibile resistere. Impugnò la maniglia senza voltarsi, trattenendo il respiro e in quell'ultimo istante lui la richiamò.

- Prima che ascolti la tua storia, qualunque sia, - esclamò - voglio che tu mi dica chiaramente e senza giri di parole se questa sera hai scopato con qualcuno.

Roberta tornò sui propri passi finché gli fu di fronte. Chinò lo sguardo ed alzò la gonna fino a scoprire il pube: - Controlla tu stesso, - sussurrò - così non ti resterà il dubbio che possa averti mentito.

Giorgio prese quell'invito come se fosse una dichiarazione di innocenza. Afferrò con delicatezza il laccio laterale delle culottes bianche e lo sciolse, lasciandole cadere lungo le gambe affusolate, sino alle caviglie. Il sesso, perfettamente rasato, sbocciò davanti ai suoi occhi coi suoi petali rosei e delicati. - Cosa dovrei vedere? - domandò, abbozzando un sorriso.

- Lo senti l'odore del sesso? - lo incalzò - O hai bisogno che ti confessi nei dettagli ogni mio peccato?

- Potresti esserti lavata... - obiettò.

- Non mi sono lavata, - esclamò - preferisco tenermi addosso la prova della mia colpa.

Giorgio si rese conto che, istintivamente, stava cercando una prova di innocenza e non di colpevolezza. Quando capì l'errore, si lasciò andare sul divano e scosse ripetutamente il capo. - Mettiti seduta e raccontami la tua storia sin dall'inizio, - sussurrò - voglio capire il senso di questo tuo... spudorato coraggio.

Roberta raccolse le culottes e se le infilò con maestria, poi si accomodò lentamente sulla poltrona, si versò un bicchiere di vino e cominciò il suo racconto: - Il mio diciottesimo compleanno lo festeggiai a Tropea, a casa di Francesco, il mio fidanzatino di allora. Come tu ben sai, è una festa che cade sempre quando sono in vacanza, lontana dai soliti amici di Milano. Mia madre mi accompagnò alla villa dei Tricarico riempiendomi di raccomandazioni, preoccupata che mi dimenticassi di essere al sud. - Comportati come loro! - mi disse - E non fare la donnetta emancipata che sei ancora una ragazzina. - Come se i ragazzi e le ragazze del posto fossero delle santerelle illibate, quando io ben sapevo tutti i discorsi che erano soliti fare! Ed infatti, quando finalmente rimanemmo soli, l'intera compagnia si rinchiuse in camera di Francesco che aveva trafugato una cassetta pornografica del padre. Per me, quelle prime immagini, furono una vera rivelazione! Non che non avessi avuto precedenti esperienze sessuali eh, ma quel video era dannatamente eccitante. Però, sul più bello, arrivò il padrone di casa che probabilmente riconobbe il sonoro del film da dietro la porta e cominciò a sbraitare come un ossesso. Il resto della festa non fu degno di nota, solita torta, solite candeline e il bagno giù a mare fino al tramonto. Come sempre d'altronde, ma io mi sentivo addosso uno strano pizzicore.

- Potenza di un video pornografico! - La schernì.

Fu Nicola Tricarico, il padre di Francesco, a riaccompagnarci in città con la sua nuovissima BMW metallizzata. Incurante dei vigili del posto, caricò i quattro ragazzi sul sedile posteriore e, io ed Manuela, su quello davanti. Ovviamente a lei toccò il mezzo sedile accanto alla portiera, mentre a me la scomoda posizione a ridosso del freno a mano e la leva del cambio. Quell'uomo era incredibile, sembrava uscito da un film di Totò. Portava al collo una collana d'oro massiccio col crocifisso adagiato tra i peli del petto e parlava come se fosse il padrone del paese, illustrandoci tutte le ville che aveva costruito con le sue stesse mani. Per tutto il viaggio mi ritrovai proprio col dorso della sua mano che sfregava volutamente sulla mia coscia ad ogni cambio di marcia e con gli occhi infilati nella scollatura. Quando arrivammo finalmente in città, attese che tutti scendessero dall'auto, mi afferrò per un polso e mi buttò lì una frase che non mi sarei mai aspettata: - Ti è piaciuto il filmino?

- Quanti anni avrà avuto, quaranta?

- Dall'aspetto ne dimostrava molti di più e probabilmente era più vicino ai cinquanta.

- E tu gli hai risposto? - la interrogò.

- Gli risposi di sì e non so nemmeno perché lo feci. Questo cambiò radicalmente il suo modo di porsi, quasi come se lo avessi autorizzato a guardarmi sotto un altro aspetto. Mi sorrise e mimò un gesto di compiacimento, trattenendomi per qualche secondo per il polso. Il giorno seguente, quando mia madre mi riaccompagnò alla villa, si fermò a chiacchierare con lui e la moglie mentre io scendevo al mare con Francesco. Gli chiesi se avesse avuto problemi per la storia del video, ma mi rispose che il padre lo aveva autorizzato a prenderlo perchéormai "s'era fatto uomo". Capii che, in qualche modo, il caro buon Nicola Tricarico ci tenesse che io lo guardassi integralmente. In tarda mattinata le madri andarono in città a far spesa e restammo finalmente soli. Ovviamente ci chiudemmo in camera davanti al televisore e riprendemmo a guardare il film dal punto in cui eravamo stati interrotti il giorno precedente.

- E ovviamente è cambiato il tuo rapporto col sesso! - sentenziò Giorgio.

- No... - rispose - al contrario, fu una cosa molto sbrigativa e per nulla soddisfacente. L'eccitazione a volte gioca brutti scherzi, specialmente nei maschietti, ed io uscii da quella stanza che ero fradicia di voglia.
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