Abel Wakaam
Exhibition
1° Exhibition, sembrava solo un gioco.
Statu Quo Music Bar - Lugano

Era un gioco, soltanto uno stuzzicante gioco che ormai si ripeteva da molto tempo... forse troppo.

- Cosa succederà quando avremo finito di frequentare tutti i locali più esclusivi di questo mondo? - domandò Alisa, trincerandosi dietro uno sguardo visibilmente annoiato.

- L'esibizionista sei tu, - sorrise Akim, sistemandosi accuratamente la cravatta di seta blu - se tutto questo ti ha stufata, possiamo smettere in ogni momento.

- Sembriamo una coppia di vecchi signori che continuano a sfidare degli sconosciuti in una partita a bridge che finisce sempre nel medesimo modo. Mi chiedo se davvero ti eccita ancora l'idea che altri mi guardino e mi sbavino dietro pensando che sono la tua donna.

- Mi piace che ti ammirino, mi piace che si eccitino... che si perdano in chissà quali propositi osceni e poi scoprano che il tuo uomo sono io.

- Allora si, mi sono stufata, - tagliò corto Alisa, facendosi seria - questo immutabile meccanismo di gioco non mi interessa più!

Akim resto sorpreso da quella risposta inaspettata e, per un attimo, pensò che stesse scherzando. - Così... - la interrogò - all'improvviso non ti intriga più?

- Le prime volte era eccitante, lo ammetto, ma sono passati quattro mesi. Sono cambiati i locali, i personaggi che mi girano intorno, ma in fodo il risultato è soltanto una forma mentale di piacere troncata a metà.

- E' un piacere che poi gustiamo in privato.

- Davvero credimi, non mi intriga più, sono stufa di sedermi di traverso su qualche divanetto per lasciar intravedere ad uno sconosciuto che non porto gli slip. All'inizio era intrigante, adesso è diventato terribilmente mortificante.

- Alisa, ti conosco bene, cosa vuoi esattamente?

- Qualcosa in più! Qualunque cosa che non sia sempre la stessa! Decidi tu.

- Ne parleremo a casa con calma, - continuò - consideriamo questa serata l'ultima della serie e poi troveremo una divagazione sul tema.

- No, - si impuntò con decisione - l'ultima serata della serie è stata quella di sabato scorso quando sei intervenuto come una furia solo perché quel tizio s'è permesso di sedersi accanto a me e mi ha sfiorato i capelli.

Akim non riuscì a nascondere un'espressione di disappunto: - C'è un patto tra noi, - le rammentò - nessun contatto con altri... di nessun genere.

- Allora, se vuoi continuare a giocare, dovrai modificare qualche regola perché la definizione di contatto dev'essere riveduta e corretta. Quando ne abbiamo discusso, con quel vocabolo si intendevano approcci di tipo sessuale e su questo mi trovi d'accordo.

- Secondo te dovevo starmene lì a guardarti mentre quello stronzo si prendeva certe libertà?

- Tesoro, - sorrise Alisia - non roviniamo il nostro rapporto per queste cazzate, lasciamo perdere e finiamola qui.

Il tempo di un cocktail, di un po' di musica afrocubana, e la calma pareva essere tornata tra loro. Ma Akim si rese conto di quanto quello stupido gioco fosse importante e rilanciò la sfida. - Hai ragione tu, - le sussurrò all'orecchio, accarezzandole la guancia col dorso della mano - mi sono reso conto di essere stato egoista. Cambiamo le regole del patto e, pur escludendo ogni approccio di tipo sessuale, definiamo meglio quali contatti possiamo prendere in considerazione.

- Ti eccita da morire vedere altri uomini che mi guardano vero? - rispose Alisa - E ti eccita ancora di più l'idea che facciano chissà quali pensieri su di me, ammettilo!

- Lo sai che è così... è una forma di stuzzicante gelosia che mi graffia l'immaginazione in modo tremendamente esaltante. E non voglio che finisca qui.

- E' troppo complicato definire quali contatti siano accettabili e quali no, - spiegò Alisia, con uno sguardo che non prometteva niente di buono - e poi potrebbe essere complicato accorgersene, se consideriamo che non puoi starmi addosso per controllare ogni movimento. Aggiungiamo al nostro patto una nuova variabile che ti impedisca di rovinare tutto per un eccesso di zelo, così questa sera potrebbe essere la prima del nuovo corso.

- Quale? - domandò Akim, incuriosito dalla proposta.

- Il tempo, - continuò, abbozzando un sorriso - quantifichiamo ogni volta una porzione di tempo entro cui non puoi intervenire.

- Difficile da quantificare, - obiettò - potrebbero volerci un'ora o pochi minuti prima che qualcuno ti si avvicini troppo.

- Il cronometro partirà da quando mi alzerò in piedi, prima di quel momento verrà considerato soltanto come tecnica di approccio.

Akim sembrò perplesso, ma l'idea gli sembrò stuzzicante. - E dopo che ti sarai alzata in piedi cosa farai? - domandò.

- Qualsiasi cosa tranne uscire dal locale, - buttò lì la provocazione - potrei bere qualcosa con lui al bar... o ballare, oppure seguirlo sui divanetti della zona relax. Tu potrai seguirmi e controllare a distanza, però non potrai intervenire fino alla scadenza, qualunque cosa succeda.

- E se decidessi di intervenire comunque?

- Chiamerei la sicurezza e ti farei buttare fuori, così passerei il resto della serata con lui. - sorrise.

- Tu sei impazzita! - l'affrontò con aria nervosa.

- Assolutamente no! - decretò con tono deciso - Decidi tu, ma se accetti questo nuovo gioco lo devi portare sino in fondo.

- E' comunque un meccanismo troppo incasinato e la definizione del tempo è una variabile impossibile da calcolare.

Alisa sorseggiò il cocktail con aria pensierosa, poi prese dalla borsa il suo luccicante smartphone e si mise a cercare tra le varie applicazioni in archivio. - Trovata! - esclamò - mostrando l'icona di una clessidra sul display - Con ogni sms incrementi il timer di un minuto. Se smetti di inviarne la clessidra si svuota e suonerà un tono di allarme. In quel momento saprò che devo abbandonare il mio interlocutore e correre immediatamente da te.

- Un minuto può essere lunghissimo se ti mette le mani addosso. - commentò.

- E il rischio che succeda non è dannatamentre eccitante?
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