Abel Wakaam
Il vizio
1° Il vizio, storia di una donna che non sapeva amare.
Era la prima volta che ricevevo una proposta così bislacca. Di solito le belle donne sono più interessate al mio veleno piuttosto che alla mia penna e la sua insistenza mi trovò impreparato. - Non sono un insegnante, - replicai, allungando lo sguardo nella sua procace scollatura - e non credo neppure di essere in grado di trasformare una zucca in carrozza.

- Celeste non è una zucca vuota, - reagì con impeto - ha solo bisogno di qualcuno che le indichi la giusta strada per scrivere un...

- Ci sono più scrittori che lettori a questo mondo, - la interruppi - e lei vuole che insegni a sua figlia la difficile arte dell'erotismo d'autore? Non sarebbe meglio che si interessasse alla musica, magari può prendere lezioni di pianoforte... o qualsiasi altra cosa che risulterebbe sicuramente meno imbarazzante per la propria famiglia!

- Prima di giudicarla dovrebbe leggere qualcuno dei suoi scritti...

- E lei, signora Larousse, ha letto i miei libri prima di venire da me?

- Tutti, - sorrise con aria strafottente - è per questo che sono qui!

Mi sorprese, non lo nego, e prima ancora che potessi reagire, mi tirò in disparte e assassinò il mio orgoglio senza ritegno.

- Sa perché, pur scrivendo in modo assolutamente originale e stuzzicante, non otterrà mai il successo che si merita? - continuò - Perché è un uomo... e i pensieri pruriginosi di un uomo non interessano a nessuno. Se invece di chiamarsi Abel Wakaam si fosse chiamato Celeste ed avesse scritto al femminile le medesime storie, ora sarebbe sulla bocca di tutti.

- Preferirei essere nella bocca di tutte, - scherzai - cosa le fa credere che io non stia bene così?

- Lo so cosa intende, lei usa la letteratura per stupire le donne ed attirarle in quella dipendenza sessuale in cui si trova perfettamente a proprio agio. Non gliene importa niente né del denaro né del successo... diciamocelo chiaramente, lei usa la rete e le storie che scrive solo per scopare.

- Scopare è una definizione assolutamente inadatta al mio modo di intendere il sesso, - replicai - non è l'atto fisico che mi intriga ma tutto ciò che conduce una donna verso la parte sporca dell'eros. Se lei ha letto davvero i miei romanzi sa bene cosa intendo.

- Si... lo so cosa intende ed è questo il motivo per cui voglio che insegni a mia figlia a riorganizzare le sue fantasie.

- Non sono interessato a questo tipo di lavoro, mi da fastidio persino l'idea di parlare di certe cose con una bambina.

- Celeste non è una bambina, ha vent'anni ed è molto matura per la sua età.

- Ribadisco il mio rifiuto... non sono interessato alle ragazzine, non trovo nulla di eccitante nel loro modo di agire e di pensare.

- Nemmeno in quello delle loro madri? - rispose, slacciandosi il primo bottone della camicetta.

- Se è un modo per cercare di farmi cambiare idea...

- Lo è! - mi interruppe bruscamente, infilandomi in mano una busta - Se l'importo dell'assegno le sembra insufficiente è perché si tratta soltanto di un anticipo.

Se ne andò dimenando il suo bel sedere sotto la gonna di lino, le gambe abbronzate... le caviglie sottili... sapeva bene come incuriosirmi ed aveva trovato il modo migliore per farlo. Ma chi era questa fantomatica Giada Larousse, moglie di uno dei più facoltosi industriali della Francia che conta, sbarcato nel nostro bel Paese per inondarci del suo inimitabile profumo? Avevano preso casa sulla sponda occidentale del lago di Como, un'antica villa strappata alla concorrenza di un noto attore d'oltre oceano che fino all'ultimo aveva giocato al rialzo. Insieme all'assegno, nella busta trovai anche un biglietto di invito per il weekend e una chiara indicazione su cosa mettere in valigia.

Avrei voluto rimandarle tutto indietro per dimostrale che non posso essere comprato, ma quello stupido bottone slacciato aveva lasciato un segno indelebile nella mia antica concezione del dare per avere. Si, è vero, sono troppo abituato a interpretare i dettagli per rinunciare alla controprova, è come se pretendessi la conferma ad ogni mia intuizione per gongolarmi nell'antica arte del "io sono il migliore". Carattere... sono solito dire che in un uomo ci vuole carattere, unica arma vincente contro le avversità di questa vita.

E' col solito piglio del guerriero indomito che varcai il cancello in ferro battuto della villa, parcheggiai l'auto sotto la tettoia ricoperta dalla vite selvatica e mi fermai sulla terrazza per vedere quell'azzurra distesa d'acqua immobile che il grande Lucas aveva voluto immortalare nella saga di Guerre Stellari. Per quelli come me che ci vivono accanto, il lago è solo uno specchio del cielo che si perde all'infinito, diamo per scontato che sia lì da sempre e non riusciamo a valorizzarlo con la giusta enfasi.

- Agli Americani piace questo posto perché sembra una favola senza tempo, - mi accolse Giada, raggiungendomi nell'ampio cortile erboso - sono troppo abituati alla loro società tecnologica e impazziscono negli stretti vicoli di questi borghi antichi. Per loro il vecchio è da abbattere, sembra che lo spazio sia più prezioso dei ricordi.

Vestiva di bianco, un abito trasparente come la carta velina di un aquilone, disegnato sul suo flessuoso corpo di donna che sussultava ad ogni passo come se volesse esplodere al mio sguardo. Se avessi dovuto interpretare le sue intenzioni da quell'abito, non ci sarebbe stato limite alla lussuria. Portava i capelli raccolti sulla nuca, sciolse il nastro con un abile tocco delle dita e subito si rafforzò la mia convinzione che l'insegnamento di Celeste non fosse il vero motivo dell'invito.

- Mia figlia sarà qui per cena, - mi avvertì - è ospite di un suo amico che abita nella villa adiacente, invece mio marito è ancora a Milano, ci raggiungerà domattina per l'ora di colazione. - Signora Larousse...

- Mi chiami pure Giada, - mi interruppe, facendomi strada verso il patio - altrimenti la servitù crederà che io la tenga in poco conto.

- Giada... - ripresi il discorso dall'inizio - ho l'impressione che la mia presenza qui sia alquanto fuori luogo. Devo pensare che sussista un secondo fine?

- Non si metta strane idea in testa, - si fece seria - è qui soltanto per insegnare a mia figlia la sottile arte dello scrivere un romanzo senza che somigli ad un polpettone, non c'è compreso nient'altro in quell'assegno.

- Allora sono qui per riconsegnarlo, - ribadii la mia posizione - i miei insegnamenti non sono in vendita.

- Non c'è niente da fare vero? - sbottò - Voi uomini tutto d'un pezzo siete così fermi sulle vostre posizioni da non capire cosa significhi essere diversi da voi. Concepite soltanto il vostro io senza mai abbassarvi a comprendere le ragioni degli altri!

- Non ci sono due specie di uomini...

- Già... o duri come il marmo o teneri come femminucce , nessuna via di mezzo... nessuna mediazione. A volte mi chiedo cosa sarebbe il mondo se fosse nelle vostre mani. Mi ascolti bene, questa è l'occasione della sua vita, l'unico modo che ha per dimostrare quel che vale come scrittore e, per farlo, dovrà passare attraverso il racconto di mia figlia.

- Mi sfugge la logica del suo discorso.

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