Abel Wakaam
Velvet
1° Velvet, donne al di sopra di ogni sospetto.
Si incontravano sempre l'ultimo venerdì del mese, una cena tra amiche che si ripeteva dai tempi della scuola. Un appuntamento tra donne al di sopra di ogni sospetto, protagoniste di un mondo in cui gli uomini sembravano solo pedine su una scacchiera di cristallo. Denise arrivava sempre per prima. Si sedeva allo stesso tavolo accanto alla vetrata che dava sul lago, accavallava le gambe velate di seta, e si accendeva una sigaretta lunga e sottile, passandosi ripetutamente le dita tra i capelli. Moglie di un noto stilista, aveva scelto di fare la madre a tempo pieno, ma non per questo disdegnava di organizzare le sue sfilate di moda sulle passerelle internazionali. Era la più allegra del gruppo ed anche la più sfacciata, quella che riusciva ad imporre le sua mattane, trascinando le altre due in avventure fuori dalle righe.

- Siete troppo serie... - continuava a ripetere - troppo impegnate, e se non vi svegliate adesso che siete al giro di boa dei quarant'anni, finirete per rinunciare alla parte più entusiasmante della vita.

Quel venerdì non era come tutti gli altri, lei aveva in serbo una sorpresa e non stava più nella pelle dalla voglia di parlarne. Aveva incuriosito le amiche con una telefonata sibillina, e benché all'inizio non fosse stata presa troppo sul serio, con l'avvicinarsi dell'appuntamento era montata la tensione fino alle stelle.

Martina arrivò trafelata come al solito, la borsa col computer sotto braccio ed una valigetta di pelle che non perdeva d'occhio nemmeno un istante: - Questa è la condanna di noi avvocati, - sbuffò, spegnendo il cellulare - salviamo gli altri dalla prigione, ma ci trasciniamo una palla al piede per tutta la vita!

Lei era la più simpatica della compagnia, sapeva di esserlo e ne approfittava senza vergognarsene nemmeno un po', infatti sorrise al cameriere che la stava rincorrendo per l'auto lasciata davanti al passo carraio, e le bastò una sola battuta per rifilare a lui la bega di spostarla.

- Vorrei sparire per un anno intero, - esclamò - anche se sono sicura che non mi basterebbe per disintossicarmi dallo stress accumulato. Tra lavoro, figlia e marito mi restano sei ore per me... e non sono sufficienti nemmeno per dormire.

Denise le diede una pacca sul sedere, lo faceva sempre scherzando su quanto i suoi glutei fossero sodi e nervosi. La invidiava per quello, e non ne faceva mistero, pur stuzzicandola per il suo fisico da sardina. - Cosa mai avranno da correrti dietro tutti gli uomini, - la provocava - sei così spigolosa da pungere come una vecchia sedia impagliata.

- Infatti quegli stronzi preferiscono passeggiare con me e portarsi a letto le culone tettute come te, - sghignazzò - è proprio vero che non si può mai avere tutto dalla vita.

Clara era in ritardo perenne, ed aveva sempre una scusa plausibile. D'altronde la sua professione di medico le concedeva più di valido motivo per farsi attendere, anche se spesso si perdeva per negozi alla ricerca di un vestito che poi regolarmente non comprava. Unica bionda del gruppo, univa in sé i pregi delle altre due, e pur senza voler apparire, non passava inosservata.

Anche quella sera arrivò ben oltre il tempo limite, e nemmeno lasciò parlare il cameriere che cercò di bloccarla per lo stesso sconsiderato parcheggio davanti al portone: - Se qualcuno dovesse uscire verrà a chiamarci, - lo liquidò - non posso certo lasciare l'auto in mezzo al bosco!

L'antica osteria dell'oppio era un ristorante conosciuto per la sua riservatezza, i tavoli erano allestiti in piccole sale appartate, e nonostante la follia dei prezzi, era difficile sperare di trovare un posto senza prenotazione. Incastonato sulla riva nord del lago, brillava come una stella nella notte oscura, riflettendosi nelle sue acque chete con un dondolio magico ed inebriante.

- Eccoci qui!- esclamò Denise, spegnendo l'ennesima sigaretta - finalmente lontane dagli impegni, dai mariti e dal logorio della vita di tutti i giorni.

Saluti e baci, sorrisi e battute ironiche, era quello il loro rifugio dorato in cui nascondersi qualche ora al mese per ritrovare quella voglia di complicità che le aveva legate sin dall'adolescenza, ma questa volta non era lo stesso.

- Allora... - sorrise Martina, gettando la giacca sulla spalliera - cosa frulla nella tua testolina malefica? - Vi ricordate di una sera come questa di tanti anni fa, - le rispose Denise, con gli occhi che luccicavano dalla frenesia - mancavano due giorni a capodanno ed eravamo eccitatissime perché avremmo partecipato alla festa nella taverna di Loris.

- Quel Loris... - domandò Clara - lo stesso Loris che ci ha fatto fesse tutte e tre?

- Non è importante lui, bensì quello che si siamo dette quella sera: il patto, ricordate?

Non ci volle molto perché le altre due capissero a cosa si riferiva. Quella notte aveva segnato una svolta nella loro vita, ed il ricordo risuonò nell'aria come la nota dolcissima di un violino nel buio. Fu brivido caldo lungo la schiena, dolce, piacevole e stuzzicante come quel patto tra ragazze ancora adolescenti che avevano deciso di fare il grande salto.

- Lo faremo insieme, - dissero allora - nella stessa notte e nello stesso luogo. - E le dita intrecciate attorno al candelabro suggellarono la fine della loro adolescenza.

Risero, ricordando le vicissitudini di quella festa che sembrava non decollare mai, eppure alla fine ognuna tenne fede a quel patto sconsiderato, ritornando con le prove del misfatto.

- Non capisco dove vuoi arrivare ricordandoci quel patto, - tentennò Martina - abbiamo già perso una volta la verginità, cosa potremmo fare ancora?

- Siete davvero felici, - le incalzò Denise - siete davvero appagate dal vostro matrimonio? Non parlo dei figli, del marito o della famiglia... ma della passione, del sesso e dello stuzzicante attimo di follia di cui tutte abbiamo bisogno?

- Di chi ti sei innamorata? - le chiese Clara, fissandola dritta negli occhi - Non dirmi che vuoi coinvolgerci in qualche storia strana solo per nascondere la tua avventura truffaldina?

No, dietro la sua provocazione non c'era nessun segreto, nessun tranello. Solo il desiderio impellente di non rassegnarsi alle abitudini di un mondo che non lascia il tempo di sognare.

- Tira fuori il piano, - reagì Martina, stupendo tutti per la sua decisione - ho capito cosa intendi e sono con te. E' vero, questa dannata routine ci sta spegnendo come candele consumate. Abbiamo bisogno di nuovi stimoli, di nuovi traguardi, altrimenti ci ritroveremo vecchie e decrepite, sedute in fondo ad un vicolo chiuso!

Il progetto di Denise saltò fuori al momento del caffè: - Non ve l'ho detto prima perché volevo soppesare le vostre reazioni! - disse, con lo stesso sguardo furbetto di vent'anni prima - Ho organizzato un viaggio per noi tre, ho pensato alla scusa per i rispettivi mariti... non c'è un solo dettaglio fuori posto, dovete solo dire di si e saremo libere per tre settimane in un posto fuori dal mondo.
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