Abel Wakaam
Veleno
1° Veleno, scorre dentro il sangue e ti porta via.
Oscar le sollevò una caviglia e l'appoggiò sul cuscino che adornava la poltrona. L'altro piede si innalzò sulla punta e roteò tra i disegni arcaici del tappeto persiano affinché le ginocchia restassero accostate. Schiudere le gambe sarebbe stato sconveniente, sotto la corta gonna indossava soltanto un paio di calze nere. L'elastico di pizzo le schiacciava la parte alta delle cosce lasciando un vuoto sotto il pube appena rasato, dove una sottile striscia di peli corvini sembrava indicare la via da seguire per giungere al tesoro nascosto. Prima di uscire, Anya era rimasta a lungo davanti allo specchio per rimirarsi in ogni dettaglio. Le piaceva guardarsi nuda con un filo di perle che scintillavano sul collo, riflettendo la luce in un gioco di altezzosa superbia... la stessa che l'aveva indotta ad accettare quell'incauto appuntamento

- Nella tela del ragno c'è una zona morta... un vuoto incolmabile in cui lasciarsi cadere. - esclamò quell'uomo dagli occhi scuri come una notte di tempesta - vorrei che ti fidassi di me anche quando ti chiederò l'impossibile.

- Fidarsi di un uomo come te sarebbe come concedersi al diavolo, - sorrise maliziosamente, afferrandogli la mano che, inesorabile, continuava a salire lungo il polpaccio. - Dammi un motivo perché dovrei farlo.

- Sei mai stata punta dal veleno di un insetto?

- Da un'ape, ricordo che mi trovavo in montagna e mi venne in aiuto un signore del posto. Mi succhiò la spalla lasciandomi un tremendo segno rosso sulla pelle e mia madre mi punì severamente perché non credette alla mia versione dei fatti.

- Ricordi la sensazione di prurito provocata dalla puntura?

- Ricordo più distintamente lo stupore per quel bacio profondo, forse il primo che un uomo osò concedermi con una scusa così banale. Disse che mi aveva liberato il sangue dal veleno e che non sarei morta.

- Un ricordo indelebile... - commentò Oscar, indispettito dall'essere arrestato nella sua lenta ascesa - se lasci scivolare la mia mano sotto la gonna potresti aggiungermi nella parte più interessante della tua memoria.

- Quell'esperienza ha segnato la mia vita, - accompagnò la risposta con un diniego - per alcuni anni ha rappresentato l'irresistibile immaginario erotico durante le mie prime esperienze sessuali.

- Io potrei pungerti con qualcosa di molto più eccitante... - replicò prontamente, battendosi la mano sul taschino della giacca.

- Non bevo, non fumo e non mi drogo, - replicò Anya - e decido sempre io come, quando e con chi fare sesso.

Oscar comprese che la situazione stesse degenerando, si sedette lentamente sulla poltrona di fronte a lei e le mostrò con un rapido gesto a cosa si riferisse.

- Un ragno? - domandò la donna, mostrando ribrezzo - E' a questo che intendevi?

- Siamo qui entrambi perché il nostro colloquio al telefono è stato interessante, - la incalzò, agitando quel piccolo contenitore di cristallo - abbiamo parlato di piacere e di dolore... e del giusto mix che li rende irresistibilmente eccitanti.

- Ho sbagliato a rivelarti la mia voglia di esperienze diverse, - abbozzò un sorriso - ma in rete si raccontano tante fantasie irrealizzabili, si gioca coi sogni e con gli incubi senza valutarli come realtà possibile.

- Non sono un maniaco, - si difese prontamente - ed il mio interesse per te nasce proprio dai tuoi incubi peggiori. Se stavi scherzando allora è inutile proseguire nella nostra conoscenza, le storie sdolcinate non fanno per me.

Anya lo fissò senza riuscire a rispondergli, poi cercò di uscire dall'impasse, rilanciando la partita: - A quale incubo ti riferisci esattamente?

- Mi hai raccontato che ti sarebbe piaciuto essere legata e bendata...

- Credo che piaccia a tutte le donne ma non significa che lo farebbero con uno sconosciuto.

- Sei andata molto oltre con la trama...

- Si, lo so, quando sono in chat parlo a sproposito, ma lo faccio per eccitarmi e vado a ruota libera.

- Il frustino di cuoio, la corda stretta attorno al collo... la spilla per capelli... tutte stupide, irrealizzabili fantasie?

- Se sei un master, - tagliò corto Anya - è meglio che tu sappia sin da subito che non sono una slave. Non godo nello strisciare ai piedi di un uomo e nemmeno nel sottomettermi alla sua violenza. Adesso che ci siamo chiariti puoi dirmi liberamente cosa avresti voluto da me?

- Mi hai già escluso dalle tue suggestive ipotesi, - reagì Oscar, mostrando una grande calma - che senso avrebbe continuare questa conversazione?

- Tu fallo... - lo spronò - dimmi che diavolo ti eri messo in testa, si... sono una donna curiosa e mi va di capire che impressione ti ho dato durante queste cinque settimane in cui ci sentiamo attraverso Internet.

- Sei sposata?

- Si, e finora sono stata fedele.

- Mai tradito nemmeno col pensiero?

- Col pensiero l'ho tradito un milione di volte e credo che lui abbia fatto altrettanto, qual è il problema?

- Sei mai stata con una donna?

- Un bacio in bocca alla festa di addio al nubilato, - sorrise Anya - ci siamo toccate le tette e niente di più.

- Niente di più perché?

- Perché c'era troppa gente che ci conosceva, perché il viaggio in auto è stato troppo breve oppure semplicemente perché stavo pensando al matrimonio del giorno dopo. Hai finito con le domande?

- Con cosa ti masturbi?

- Domanda indiscreta, perché lo vuoi sapere?

- Una sera mi hai raccontato che hai un oggetto speciale, ma non mi hai mai svelato di che si tratta.

- Ah quello... - si nascose il volto tra le mani - è imbarazzante spiegarlo guardandoti in faccia.

- Un oggetto domestico?

- Fuochino...

- Si trova in cucina?

- Si... è una frusta metallica per montare la panna montata... ecco, l'ho detto, spero che sia finita qui con le domande!

- Assolutamente no, cosa pensi degli omosessuali?

- Se non sono effeminati li trovo divertenti.

- E dei masochisti?

- Non ne ho mai conosciuto uno.

- Dei sadici?

Fece una lunga pausa, poi rispose, abbassando il tono della voce: - Dipende dalla reale entità della loro perversione.

Oscar la guardò dritta negli occhi, valutando quelle parole come un'ammissione: - Posso continuare? - la incalzò.

- Dipende da dove vuoi arrivare.

- Te lo dirò alla fine.

Anya si guardò attorno cercando di resistere alla tentazione, ma il gioco le sembrò allettante: - Continua, - sospirò - ma non aspettarti che io risponda a tutte le domande.

- In mancanza di risposte, deciderò per l'opzione peggiore.

Era uno strano uomo, misterioso, eclettico e per niente scontato. Non si discostava molto dall'immagine che si era fatta di lui prima in chat e poi al telefono, riusciva sempre ad incuriosirla, a tentarla... spingendola sui discorsi piccanti che le risultavano tanto cari. Controllò l'orologio e nel farlo si chiese cosa si aspettava da lui nel proseguo della serata. L'appuntamento in quel locale del centro lasciava aperte tutte le opzioni, compresa quella di chiudersi in una camera d'hotel per consumare qualche ora di sesso e trasgressione.

Si, inutile negarlo, aveva vagliato anche questa ipotesi perché la tentazione di tradire Flavio era più forte che mai. Non per amore ma per sesso, per lo sfizio di provare le sensazioni forti che le frastornavano i pensieri fino a divenire una vera tortura. A questo pensava mentre Oscar la scrutava di soppiatto, aspettando che il cameriere la smettesse di ronzarle attorno come un'ape impazzita.

- Ti soddisfa il sesso orale? - esclamò all'improvviso.

- Direi proprio di si.

- Luce o buio?

- Meglio la penombra.

- A parte il frustino per montare la panna montata, hai mai fatto uso di altri oggetti per darti piacere?

- Si, una volta mio marito è tornato a casa con un piccolo vibratore dorato, ci abbiamo giocato una notte ma è finito nel baule dei regali inutili.

- Troppo piccolo e liscio?

- Credo sia stato il modo in cui avrebbe voluto usarlo.

- Posso provare a indovinare? - Sorrise Oscar.

- Non ci sono abbastanza alternative per mettere alla prova il tuo proverbiale intuito.

- Devo dedurre che sei per la penetrazione tradizionale?

- Direi proprio di si!

- Una donna dalle grandi fantasie e dalle ferree convinzioni, - commentò - cosa pensi dei superdotati?

- Dipende cos'hanno attaccato al loro gingillo, senza cervello non avrebbe alcun valore. - Scrutò la sua reazione, poi rilanciò: - Tu lo sei?

- Potrei mentirti, - rispose furbescamente Oscar, fissando per un attimo l'uscita - dovresti controllare di persona.

- Che idea ti sei fatto di questo incontro? - insistette Anya - Che intenzioni hai?

- Dipende da te... credo che sia sempre la donna a decidere come si debba finire una serata.

- Voglio la verità, - sospirò, assumendo un'espressione sensuale - e la voglio in modo diretto senza giri di parole.

- Pensavo di portarti al Sex Sade, - rispose prontamente - è un locale molto particolare, si entra solo in coppia e serve una... prova d'ingresso.

- E' un privè?

- E' un Club esclusivo, ricavato da una vecchia fabbrica lungo il canale. Normalmente è frequentato dagli amanti del fetish... gente vestita di cuoio e pelle nera, travestiti e puttane. Ogni giovedì sera si svolge una festa particolare dove ognuno presenta il proprio spettacolo.

- Cioè... - obiettò Anya, delusa dalla proposta - vorresti portarmi a vedere qualche maniaco che scopa davanti a tutti, magari sperando che mi lasci travolgere dall'ambiente?

- Voglio solo entrare con te nel locale, - cercò di difendersi - dicono che quel che accade là dentro sia particolarmente trasgressivo.

- Vorresti farmi credere di non esserci mai stato?

- Non è facile convincere una bella donna ad accettare la prova di ingresso. Tu invece cosa avevi in mente per la serata?

- Dopo questa proposta non lo saprai mai!

- Avanti su... non ha senso nascondersi, mi hai chiesto di essere diretto ed io l'ho fatto, adesso tocca a te!

- Sto riflettendo sul tuo riferimento ai superdotati, - trovò il coraggio di confessargli - e devo ammettere che la cosa mi incuriosisce abbastanza. 

- Non mi interessa scopare con te, - tagliò corto Oscar - non è di ginnastica da camera che ho bisogno. Io vivo per la trasgressione, per le follie di una notte, per il piacere estremo, e non mi accontento di rinchiudermi con una bella donna dentro ad un motel.

Ora le carte erano in tavola, nessuno dei due poteva più bluffare e la serata stava per prendere una diversa piega.

- Parlami del tuo sesso, - rilanciò Anya, abbassando lo sguardo - ho bisogno di altri dettagli prima di prendere una decisione.

- Hai detto che quel che conta è il cervello, sono d'accordo con te.

- Il tuo cervello già mi stuzzica, - abbozzò un sorriso - ora dimmi quanto ce l'hai grosso.

- Abbastanza da soffocarti! - sbottò.

- Stronzo... - reagì bruscamente - cosa diavolo vuoi farmi vedere al Sex Sade?

- Il mio cazzo! - rispose Oscar, mettendosi entrambe le mani sulla patta - Prendere o lasciare...

- Figlio di puttana, - gli sussurrò Anya, accostando le labbra alla sua guancia - credi davvero che basta avere un cazzo grosso per convincere una donna a prendertelo in bocca davanti a tutti?

Lui rispose mordendole il lobo dell'orecchio.

Quando si alzarono dalle poltrone, nessuno dei due sapeva cosa sarebbe accaduto da lì a poco. Camminarono sino all'uscita dove li aspettava il taxi e si arrestarono sul marciapiedi, uno di fronte all'altra. Anya controllò l'orologio: - Si è fatto tardi, - sospirò - potremmo continuare questa interessante conversazione un'altra volta.

- Se adesso te ne vai, non ci sarà un'altra volta. Chiamalo ed inventa una scusa.

- L'ho già inventata per uscire, non posso passare la notte fuori.

- Quanto sarebbe durata una scopata in albergo? - la incalzò Oscar.

- Un'ora... due, maledizione non ne ho idea! Abbiamo parlato per tre ore e adesso non c'è più tempo per niente.

- E' a casa ad aspettarti?

- No, è a Bologna per lavoro, si occupa di fiere ed eventi! Questo però non significa niente, se mi chiama a casa e non rispondo capirà tutto.

- E' il rischio che rende eccitante la trasgressione. Chiama un'amica fidata e mettiti d'accordo affinché ti copra nel caso tuo marito abbia qualche sospetto.
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