Abel Wakaam
Secret
1° Secret, ognuno di noi nasconde un terribile segreto.
Nessuno aveva mai visto un'auto del genere sulla vecchia mulattiera che saliva alla frazione Roccasa. Passava a fatica tra i muretti di pietra che contornavano i tornanti nei punti più pericolosi, e sollevava un gran polverone ogni volta che accelerava sullo sterrato. Il figlio di Maria fu il primo ad avvicinarsi tanto da poterla toccare, ma al momento di allungare la mano verso quel mostro nero, si lasciò prendere da un attacco di panico e scappò tra le braccia della madre. - Che razza di marca è SsangYong? - esordì Ignazio, il maggiore dei fratelli, aspettando con ansia che si aprisse la portiera - E proprio con questa specie di camion doveva arrivare per la morte della nonna?

- Lo sai com'è fatta tua sorella, - rispose Antonietta - In tutti questi anni che ha vissuto al nord ha assorbito la mentalità milanese... non l'hai mai visto in televisione che per uscire dalla città usano il fuoristrada.

- Sarà l'unica automobile scura che ha in garage, - commentò Renata, l'altra sorella - quella i soldi li trova sugli alberi come se fossero olive!

Magda li guardava da dietro i vetri bruniti e li trovava così ridicoli in quegli abiti da cerimonia: - ...manca solo che si mettano in testa il berretto, - bisbigliò - e poi sono pronti per girare un film degli anni cinquanta!

Non correva buon sangue tra i quattro fratelli per via di una vecchia lite sulla divisione dei terreni lungo il torrente, voluta da Ignazio dopo la malattia che aveva reso infermo il padre. Antonietta e Renata avevano comunque accettato gli appezzamenti interni, quelli senza accesso all'acqua, ma ben diversa era la posizione della sorella che abitava al nord, per niente avvezza a chinare il capo di fronte alle ingiustizie.

Aveva fatto scrivere dall'avvocato, minacciando di ricorrere in tribunale e bloccare l'atto di successione. Uno sgarbo che il maschio di famiglia non le avrebbe mai perdonato, ma che doveva in qualche modo mediare per evitare una costosa causa, protratta all'infinito.

- Facciamo buon viso a cattivo sangue, - raccomandò Ignazio alle sorelle - questa è l'occasione buona per farle capire che abbiamo bisogno di quella terra per lavorarei... mentre lei non ha di questi problemi.

C'erano tutti quando Magda aprì la portiera ed allungò la caviglia verso il selciato abbrustolito dal sole. - Nemmeno le calze si è messa, - commentò Renata - quella... il cervello l'ha dimenticato in autostrada!

Non erano dello stesso parere gli uomini di Roccasa, estasiati dalle quelle lunghe gambe che spuntavano dalla corta gonna di pizzo color cobalto: - Se è vero che si è tutta rifatta, - bisbigliò qualcuno - si deve anche ammettere che l'hanno rifatta proprio bene.

In effetti non sembrava nemmeno una parente venuta da lontano, non aveva niente che ricordasse i tratti somatici della famiglia, né il naso pronunciato della madre... e neppure le linee appesantite delle donne del posto.

- A furia di non lavorare e di starcene in palestra o in piscina, - reagì Antonietta - saremmo anche noi fatte così! E' una questione di soldi... se ce li hai, ti cambiano la vita.

La fortuna di Magda era arrivata sposando un compagno di università, figlio di un imprenditore pavese che aveva saputo far valere le proprie capacità nel campo della moda. In pochi anni era divenuta lei stessa disegnatrice e stilista, firmando capi dalla linea sensuale e trasgressiva, conosciuti sulle passerelle di tutto il mondo col marchio di "Mandragolà".

- Si è rifatta anche il seno, - disse Ignazio, controllandola attentamente da capo a piedi - ma siamo davvero sicuri che dentro quel corpo c'è rimasto ancora qualcosa di nostra sorella?

Un abbraccio condito da un sorriso tirato, poi fu il sole a spingerli verso la macchia di alberi che costeggiavano il torrente, fino a spingersi nel cortile di casa. I paramenti funebri ammantavano i vecchi muri di un viola che non si usava più da nessun'altra parte e le grida delle vecchie del posto si alzavano nei vicoli portando il loro lamento disperato.

Tutto intorno una quiete irreale, come se il tempo si fosse arrestato, sospendendo ogni istante vissuto in quel caldo mattino d'estate per consegnarlo intatto alla memoria. 

Lungo il tragitto che portava al piccolo cimitero di Roccasa, tutti gli occhi erano puntati su di lei, la bella straniera... ritornata nella frazione in cui era nata per mostrare al mondo quanto il destino l'avesse baciata in fronte, regalandole gloria, successo e denaro.

- Cammina come una diva della televisione, - bisbigliava Tonino agli amici, rimirando le sue movenze feline - una donna così... a letto, ti fa morire di piacere.

- A Milano prendono tutte la pillola, mio cugino che lavora alle pulizie della metropolitana dice che profilattici non se ne vendono! Hanno un'altra mentalità... più libera, più emancipata, e non conta nulla se sono nate altrove. 

- Tu la sposeresti una donna così... o parli parli ma alla fine ti andrebbe bene di portartela solo a letto?

- Non c'è bisogno di sposarla, se davvero ci provi, una così te la fotti la prima volta che ci esci.

- E allora io ci provo, - sorrise Tonino, guardandosi in giro con circospezione - non mi sono mai fottuto una donna di quella classe sul sedile di una SsangYong!
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