Abel Wakaam
Escort
1° Escort, un gioco che può cambiare la vita
A volte un gioco può portare un tocco di allegra spensieratezza nella vita di ogni giorno, ma può anche accadere che generi un susseguirsi di eventi assolutamente imprevedibili, causando uno stravolgimento che non può più essere arrestato.

Roberta era la classica manager tutta d'un pezzo, più attaccata al suo ufficio piuttosto che al lussuoso appartamento in cui viveva con la sua gatta. Quella maledetta sera, sarebbe rimasta volentieri a casa, abbracciata ad una coperta calda sul divano posizionato davanti alla televisione. Invece si era lasciata convincere ad uscire dalle solite colleghe del week-end, quelle che, una volta ogni tanto, vogliono levarsi di dosso una dura settimana piena di stress. Una cena come tante, consumata nel lusso di un locale alla moda, dove gli occhi maschili dei presenti erano incollati a quel gruppo di donne, una più affascinante dell'altra, eppure perdutamente innamorate della loro vita da single. Fu così che, stranamente, il tema dominante della serata fu quello degli uomini e, ovviamente, al modo più divertente e singolare con cui si potevano prendere in giro.

- In fondo sono bambinoni mai cresciuti, - affermò Ines - bastano tre parole per lasciarli lì con gli occhioni sbalorditi in attesa di una carezza.

- Sì, - aggiunse Agnese, scoppiando a ridere - qualcosa tipo: te la do!

- Sarebbe più corretto dire "te la darei", - ribadì la prima - così diventa ancora più semplice attirare la loro attenzione! Diventano dei cagnolini scodinzolanti a cui puoi chiedere tutto quello che vuoi.

- Troppo facile, - commentò Roberta - ci vorrebbe qualcosa di più eclatante... qualcosa che li stupisca al punto da lasciarli completamente interdetti. Ovviamente poi c'è più gusto a mandarli in bianco proprio nel momento in cui sono convinti di avercela fatta.

Fu allora che Ines ebbe un'idea pazzesca: - Fingiamo di essere in cerca di un incontro stuzzicante e poi...

- ...lo abbiamo già fatto, - la interruppe Agnese - non è più così divertente!

- Aspetta di sentire il finale, - continuò - e poi vedrai che la mia idea ti farà impazzire.

- Sperando che non si tratti di inventarci un marito geloso che è appena uscito da prigione, - scoppiò a ridere Roberta - ci manca un collega che si presti a fare il mafioso!

- Questa volta non sarà necessario coinvolgere nessun altro nello scherzo, - ribadì Ines - o meglio, l'uomo misterioso sarà interpretato da me.

- Spiegati meglio cos'hai in mente, facendoci un esempio chiaro, - la incalzò Agnese - per adesso hai solo fatto una grande confusione e nient'altro.

- E' semplice, - spiegò - la prima fase consiste nel lasciarsi corteggiare da quel gruppo di maschietti allupati, la seconda nel lasciar intuire che ci stiamo... e la terza nel far credere che siamo escort di lusso.

- Vai avanti... - sorrise Agnese - la cosa si fa interessante.

- Dunque, al momento topico, fingerò di ricevere una telefonata e parlerò distrattamente di un incontro, facendo casualmente trasparire la somma che richiedo. In questo modo avrò modo di lasciarvi da sole e raggiungere l'auto.

- Perché sarai proprio tu ad uscire per prima, lasciandoci da sole coi maniaci? - domandò Roberta.

- Perché per la seconda fase serve un cliente che arrivi con l'auto e, oltre ad essere la proprietaria di un grosso suv da puttaniere, sono anche l'unica coi capelli corti che, nella penombra, può essere scambiata per un uomo.

- Ma se arrivi qui fuori, ti riconosceranno comunque. Il parcheggio davanti al locale è illuminato a giorno! - ribadì Roberta.

- Quando uscirò per raggiungere l'auto, sarà chiaro a tutti che siamo arrivate lì per adescare qualche facoltoso cliente. A quel punto vi chiamerò a turno e anche voi due dovrete interpretare la medesima messinscena. Vi basterà uscire ed allontanarvi in direzioni diverse. Farò il giro dell'isolato, vi caricherò e li lasceremo senza parole.

- Per me va bene, - esclamò Agnese - ma dovremo metterci d'accordo sul luogo esatto dove incontrarci perché sarebbe divertente che ci vedano salire sull'auto come farebbe una vera escort. Io potrei aspettarti davanti alla farmacia che c'è all'inizio della via. L'ho vista quando siamo arrivate.

- Perfetto, - rispose Ines - poi ti accompagnerò fino alla tua auto e passerai tu a caricare Roberta. Se siamo tutte d'accordo, passiamo alla fase uno!

Non fu difficile attirare l'attenzione del gruppo di maschi che non le avevano perse di vista sin dal loro ingresso e ben presto l'allegra compagnia cominciò a ridere e scherzare fino a tarda ora al bar del ristorante. Quando l'approccio cominciò a farsi più intenso, Ines finse di ricevere la famosa telefonata, concordata in precedenza. Il suo interloquire col fantomatico cliente insospettì uno degli aitanti giovanotti che avvisò immediatamente gli altri. Per quanto fosse strano, da quel momento il loro interesse non andò certo scemando, anzi, venne a crearsi una morbosa curiosità che trovò nuovo slancio quando anche Agnese, consultato il cellulare, salutò tutti con un allegro arrivederci.

Da lì a qualche istante, Roberta si ritrovò da sola con Giulio che, dopo qualche timido preambolo, decise di uscire allo scoperto: - Credo di aver capito...- esordì - ma preferirei esserne certo per non fare qualcuna delle mie solite figuracce.

- Se lo hai capito, - obiettò Roberta, divertita dalla situazione - non credo che serva nessun'altra spiegazione.

- Beh, - le sussurrò all'orecchio - a questo punto sarei interessato a... conoscerti meglio.

Ad interrompere il coraggioso approccio arrivò la chiamata di Ines, a cui rispose con ostentata calma, allontanandosi di qualche passo. - Sarà per un'altra volta, - si scusò, appena chiusa la comunicazione - adesso ho già un impegno.

Appena uscì dal locale, si avviò con passo deciso lungo la via deserta, ma subito fu colta dalla preoccupazione di non ricordare il luogo che avevano concordato per l'appuntamento. - Maledizione, - pensò, cercando nervosamente il telefono nella borsetta - quando abbiamo parlato della farmacia, non abbiamo deciso niente altro!

Allontanatasi di un centinaio di metri, provò a chiamare Ines con insistenza. - Dove sei? - si sentì rispondere - ho appena scaricato Agnese alla sua auto e tra poco ti chiamerà per venirti a prendere.

Fu così che si ritrovò su quel marciapiedi di periferia, sotto la luce fioca di un vecchio lampione. Appena vide l'automobile rallentare ed avvicinarsi, fece un passo in avanti e, appena si arrestò lì davanti, aprì la portiera e vi salì di slancio. - Era ora! - esclamò, tirando un sospiro di sollievo ma, appena si voltò verso il posto di guida, si ritrovò faccia a faccia con Giulio. Il primo impulso fu quello di scendere, ma qualcosa le impedì di farlo. Era una strana sensazione, sottile, torbida e piccante, qualcosa che non aveva proprio preventivato.

- Il tuo cliente ti ha dato buca? - chiese l'aitante giovanotto.

- Ha avuto un contrattempo, - si affrettò a spiegare, digitando nervosamente un messaggio sul telefono - arriverà più tardi.

Mentre aspettava la risposta di Agnese, Giulio ripartì con l'auto: - Meglio togliersi da qui, - disse - a quest'ora gira spesso la Polizia, non sarebbe bello essere fermati per un controllo. Dove preferisci andare?

- Da nessuna parte, - rispose, controllando il messaggio di ritorno - il mio cliente sta arrivando e devo farmi trovare davanti alla farmacia.

- Va bene, - ammiccò - sarà per un'altra volta. Posso almeno sapere a quanto ammonta l'offerta per disporre del tuo prezioso tempo?

- Dipende...- spiegò - dipende da molti fattori, ma si parte da trecento.

Mentre Giulio girava attorno all'isolato per portarla al luogo dell'appuntamento, l'agitazione raggiunse picchi esaltanti. Non aveva il coraggio di raccontargli la verità e, allo stesso tempo, si sentiva perfettamente calata nella parte. Alla vista dell'auto di Agnese, ferma ad aspettarla davanti alla farmacia, ebbe il sangue freddo di aggiungere un'ulteriore provocazione alla messinscena: - Il mio cliente stasera non si accontenta, - sussurrò - una donna sola non gli basta!

- C'è un modo per contattarti? - le domandò Giulio, prima di accomiatarsi - Non ti ho mai vista in quel locale.

- Può essere che ci torno, - lo salutò con una certa fretta - e ti pregherei di non far cenno a nessuno di questa storia.

- Stai tranquilla, - la rassicurò - sono sposato e non voglio casini di nessun genere!

Appena fu in auto con Agnese, chiamarono Ines e si ritrovarono per ridere di quell'incredibile evento. Tutto aveva la connotazione di uno scherzo perfetto, ma quando Roberta tornò finalmente a casa e si ritrovò da sola con la sua gatta, non poté fare a meno di rivivere quegli strani momenti passati in auto con lo sconosciuto. - E' assurdo, - pensò a voce alta, accarezzando la micia - eppure in quel momento sono stata inghiottita dallo sconveniente ruolo e mi sono immedesimata nella parte.

Più continuava ad analizzare quegli istanti e più percepiva un coinvolgimento profondo: - Non ho tempo per queste cazzate! - esclamò, cercando di chiudere la mente ad ogni divagazione, ma si rese conto ben presto di non riuscire a cancellare quella sensazione che si sentiva bruciare addosso. La settimana che seguì fu troppo impegnativa per lasciarle il tempo di pensare ad altro, ma il sabato successivo si risvegliò nel letto, pregna di una stuzzicante agitazione. Il desiderio di riprovare quella che non aveva il coraggio di bollare come una eccitazione improvvisa, si ripresentò con tutta la sua forza, al punto da diventare un'ossessione devastante. Roberta era abituata ad affrontare ogni problema, ogni complicazione, senza nascondersi di fronte alle difficoltà del momento, così volle andare a fondo nell'unico modo che conosceva: rivivere la situazione una seconda volta.
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