Clara Hanson era una scrittrice americana, arrivata inaspettatamente al successo col suo primo romanzo dal titolo: Storia di un uomo. Prima di quel fortunato evento, viveva un'esistenza ordinaria nella città natale di Cape Elizabeth, nel Maine. Lavorava nella biblioteca comunale e, nel tempo libero, cercava di incrementare le sue scarse entrate economiche impegnandosi come correttrice di bozze. Fu così che conobbe Thomas Fillmore, un anziano e burbero storico del Vermont, che soleva passare le vacanze da quelle parti. Il loro singolare rapporto di amicizia sfociò in una strana forma di collaborazione quando l'uomo le propose di scrivere le sue memorie. Non che la sua vita fosse mai stata interessante al punto d'essere degna di nota, semmai erano le conoscenze apprese nel corso di oltre novant'anni a rendere curioso il suo punto di vista.
Quando Thomas venne a mancare, fece aggiungere una postilla al suo testamento con cui lasciava alla ragazza tutti i suoi appunti privati, compreso l'ultimo plico su cui lei stessa aveva annotato i suoi racconti. Fu proprio nel rileggere quelle righe che Clara ebbe la sagace intuizione di trasformarle in un romanzo. Una decisione che si rivelò davvero fortunata perché lo scritto divenne un vero e proprio successo. La critica però, le aveva subito puntato gli occhi addosso, manifestando più di qualche dubbio sulle sue qualità di scrittrice, lasciando intendere che il suo merito fosse semplicemente quello di aver raccolto le memorie di Fillmore.
Ora spettava a lei dimostrare l'enorme potenziale che celava sotto quell'aspetto timido e introverso, ma il fiato sul collo del suo agente letterario non la aiutava certo a mettere ordine nelle idee. - Scrivi quello che vuoi, - le soleva ripetere - ma scrivi! Nell'editoria, dopo aver venduto il primo libro, si vende il nome dell'autore.
Esasperata dalle pressioni dei media, Clara decise di intraprendere un viaggio di piacere e, in assenza di idee precise, partì per visitare i luoghi di cui Thomas le aveva raccontato. Seguendo l'ordine in cui si erano svolti i fatti, la meta iniziale fu Aquisgrana, la prima grande città tedesca conquistata dalle forze americane.
Durante il volo aereo che l'avrebbe portata in Europa, riprese i suoi vecchi appunti e si accorse che quello strano uomo non le aveva affatto raccontato tutti i particolari di quei momenti, ma si era limitato alle considerazioni di carattere generale, come se non volesse mischiare l'evolversi degli eventi con la sua vita privata. Incuriosita da quei vecchi fogli scoloriti, si immerse totalmente tra le loro righe per tutto il tempo della trasvolata. Ciò che più la sorprese fu il nome ricorrente di una donna di cui veniva riportato con estrema cura non soltanto l'indirizzo, ma anche la descrizione delle singole stanze della sua casa, a riprova che doveva conoscerla molto bene.
La città di Aquisgrana è situata in prossimità del confine con il Belgio e con i Paesi Bassi. Sorge in una valle circondata da alture boscose, la valle del Wurm, un affluente del Roer, fiume tributario della Mosa. Per questa sua posizione è la città più occidentale della Germania. Dopo aver sistemato i bagagli al Boardinghouse Rathsmühle, si incamminò verso le vie del centro, lasciandosi trasportare da ciò che aveva rappresentato quel luogo nella storia. Infatti, nel medioevo, era la residenza di re ed imperatori, nonché sede di incoronazioni dell'Impero. Per le sue sorgenti calde, Carlo Magno ne fece la sua residenza preferita, dando vita alla costruzione della Pfalzanlage.
Ciò che però interessava a Clara era un vecchio palazzo sulla Rommelsgasse, di cui possedeva anche un disegno realizzato a carboncino. Una volta sul posto, verificò i nomi sulle cassette della posta e, con sommo stupore, ritrovò proprio quel "Pfeiffer" che stava cercando. - Una strana analogia. - sussurrò, ricontrollando gli appunti - Non può essere davvero lei la Anke Pfeiffer di cui tanto aveva scritto Thomas!
Presa dall'euforia, premette d'istinto il pulsante dorato del citofono ed appena una voce di donna le domandò chi fosse, ripeté il nome per intero. Dopo un attimo di silenzio, si ritrovò di fronte all'impossibilità di capire cosa l'interlocutore le stesse chiedendo in tedesco.
- Sto cercando Anke Pfeiffer, - replicò in inglese - sono una scrittrice americana, amica di Thomas Fillmore.
Inaspettatamente, dopo una breve pausa di silenzio, ne seguì lo scatto metallico della serratura e, timidamente, sospinse il pesante cancelletto dell'entrata. Una voce sulle scale la invitò a salire.
- ...sì, terzo piano. - rispose, come se seguisse una trama già scritta. Ripensando ai quei tempi passati, non cercò neppure l'ascensore.
Quella che si trovò di fronte era una donna bionda, elegante. Aveva lo sguardo bonario e gli occhi che luccicavano, come se stesse trattenendo a forza le lacrime. La invitò ad entrare e la pregò di accomodarsi nel salotto dalle grandi vetrate che si affacciavano sulla strada. Clara si guardò intorno ed ebbe la netta sensazione di conoscere ogni anfratto dell'appartamento.
- Il mio nome è Angelika, - disse la padrona di casa in un buon inglese - non mi sarei mai aspettata la visita di qualcuno che conoscesse Thomas. Come sta?
- Sono sicura che starà bene lassù, - sussurrò, con voce commossa - era una persona buona.
Per tutta risposta, Angelika rovistò in un cassetto e ne trasse una fotografia: - Questa è mia madre nell'ottobre del 1944. - gliela mostrò - Io ero ancora nella sua pancia. Il militare americano che compare accanto a lei non c'è bisogno che ti spieghi chi sia.
- Thomas, - sorrise - era un gran bel ragazzo.
- Se io sono qui, adesso, a chiacchierare con te... è soltanto merito suo.
- L'hai mai conosciuto?
- E' venuto diverse volte a trovare mia madre, dopo la guerra. Erano diventati dei buoni amici. E tu invece, cosa sai di lui?
Clara trasse dalla borsa una copia del suo libro e glielo porse. - Me lo ha dettato mentre era in vacanza a Cape Elizabeth, nel Maine. E' stato il suo regalo di addio.
- Adesso ho capito chi sei, Clara Hanson... ho visto una tua intervista in tv.
- Scusami, non ho avuto nemmeno il tempo di presentarmi.
- Non fa niente, preferisci un the o un caffè?
- Il caffè, come lo fate in Europa, è troppo forte per me.
Mentre Angelika trafficava in cucina, le domandò cosa l'avesse portata fino ad Aquisgrana.
- L'unico modo per fuggire dai giornalisti, era quello di concedermi un viaggio, il primo fuori dai confini degli Stati Uniti. Volevo rivivere il passato di Thomas e sono venuta dove è cominciato tutto. Se l'inizio è davvero questo, credo di aver fatto la cosa giusta.
- Il tuo libro l'ha letto mia figlia, - le spiegò - ma non credo che ci fosse qualche riferimento a sua nonna, altrimenti mi avrebbe fatto un sacco di domande.
- Infatti è così, - le rispose, alzandosi in piedi per affacciarsi alla finestra - credo che abbia preferito raccontare gli eventi tragici di quegli anni senza coinvolgere gli aspetti sentimentali.
Dopo quelle parole, Angelika si presentò sulla soglia della stanza con un'espressione curiosa: - Allora è vero che tra lui e mia madre c'è stato qualcosa di più dell'amicizia?
- Il mio è stato un modo di dire, - si scusò - per aspetto sentimentale intendevo riferirmi a fatti e sensazioni personali. Nei suoi appunti non ho ancora letto nulla che lasciasse presagire niente di più.
- Se non fosse per quella foto che ti ho appena mostrato, avrei vissuto col dubbio che Thomas Fillmore fosse mio padre. - sorrise - Io credo che, oltre ad averci salvato la vita, ci abbia dato molto di più di quello che siamo stati in grado di comprendere.
- Quando è stata l'ultima volta che lo hai visto?
- Un mese prima che mia madre si risposasse! - esclamò - Poi è sparito e credo che lo abbia fatto per evitare di creare attriti col mio futuro patrigno. Qualunque cosa ci fosse tra loro prima di quel momento, non ha voluto interferire nel nostro futuro.
- Come ha fatto a salvarvi la vita?
- Ti devo riportare le parole di mia madre, - continuò, appoggiando la teiera sul vassoio d'argento - a quei tempi mancavano ancora sei mesi affinché vedessi la luce.
- Perdonami se non te l'ho chiesto prima. E tuo padre?
- Morto in guerra da qualche parte in Russia. Sono stata il loro primo e ultimo gesto d'amore. Nessuno della sua compagnia è mai tornato indietro.
- Immagino che il primo incontro di tua madre con Thomas non sia stato poi così tranquillo.
- C'erano altri soldati, mi raccontò che erano entrati con forza nell'appartamento e si erano comportati come se fossero a casa loro. Pretesero che li sfamasse e si sistemarono nelle camere da letto per passare la notte. Qualcuno provò anche ad allungare le mani e quando lei si rifiutò di concedersi, le puntò una pistola in mezzo alla fronte. Thomas aveva il grado di tenente e si mise di mezzo. Quando si rese conto che non avrebbero rispettato la sua autorità, la impose con la forza. Per tutta la notte dormì accanto a lei sul divano e la mattina seguente fece rapporto al comandante del battaglione. Credo che questo fatto incrinò irrimediabilmente il suo rapporto con gli uomini del reparto, tanto che qualcuno si rifiutò di coprirgli le spalle nel proseguo della guerra.
- Come lo sai?
- Appena fuori città fu ferito ad una gamba e nessuno chiamò il dottore in suo aiuto. Tre giorni dopo tornò in piena notte ad Aquisgrana usando un vecchio carretto trainato da un cavallo e fu mia madre a prendersi cura di lui.
- Non mi risulta che abbia passato qui il resto della guerra.
- Non era il tipo, - sorrise, versando il the nelle tazze di porcellana - il tenente Thomas Fillmore era ligio al dovere ed aveva una missione da compiere!
- Sì... questo lo so, - annuì - voleva essere il primo militare americano ad entrare a Berlino ed il suo sogno era quello di bussare alla porta del bunker dov'era nascosto Hitler, annunciandosi come se fosse la sua coscienza. Se penso a quali siano oggi gli ideali dei ragazzi, mi vengono i brividi!
- Non dirlo a me, i miei nipoti parlano una lingua tecnologica che stento persino a comprendere!
- Cosa fece Thomas per tutto il tempo in cui dovette restare qui a causa della ferita?
- Mia madre si prendeva cura di lui... e lui si prendeva cura di mia madre. Credo che quei trentasette giorni siano stati i migliori di tutta la guerra per entrambi. Poi, quando riuscì di nuovo a camminare, si presentò al comandante di stanza qui ad Aquisgrana e chiese di essere reintegrato nella sua compagnia.
- Per poi ritrovarsi alle spalle gli stessi compagni che lo avevano abbandonato? Un bel coraggio!
- Se lo conosci bene, sai come ragiona. Per lui ci sono solo le due facce di una medaglia... o sei un'eroe oppure un codardo. Niente vie di mezzo.
- Tutto questo però non traspare nelle memorie che mi ha dettato. Sì è limitato a rivivere quei giorni di guerra senza metterci davvero l'anima. Ancora non sono riuscita a spiegarmi tutto il successo che ha avuto comunque questo libro. Se ci avessimo messo il cuore, sarebbe stata un'opera straordinaria!
- Forse ha raccontato solo quello che un lettore vuole leggere. - obiettò Angelika - Io ho insegnato storia per quarant'anni e i miei studenti impazzivano per le gesta di Carlo Magno. A volte mi sono chiesta come avrebbero reagito nel conoscere nei dettagli i crimini della Gestapo! Comunque leggerò ciò che hai scritto e poi ti dirò cosa ne penso in tutta onestà.
- La visone di Thomas di quegli anni di guerra è puramente descrittiva, eppure ha saputo fare in modo che, nel leggerla, ci si calasse nella realtà di una gioventù votata alla sofferenza. E' come se ci avesse accompagnato con sé dentro gli orrori della guerra, vista con gli occhi puri di un ragazzo.
- Thomas è un sopravvissuto, - affermò Angelika - nella battaglia della foresta di Hürtgen persero la vita più di 33.000 soldati americani. Gli aspri combattimenti ed il clima rigido trasformarono quel posto nel peggiore degli inferni sulla terra.
- Nel libro, questo episodio è stato lungamente trattato perché la battaglia di Hürtgen passò alla storia come una "sconfitta di prima grandezza" degli alleati. Il mio agente sta trattando i diritti per la realizzazione di un film. Quello che davvero non capisco è perché si sia rivolto a me per rendere pubblici i suoi ricordi. Quando l'ho conosciuto non mi aveva rivelato di essere uno storico e nemmeno di aver già collaborato alla pubblicazione di molto libri. E' stata davvero una grande sorpresa!
- Quanto ti fermerai ad Aquisgrana?
- Non lo so, - rispose Clara - ora che ho avuto il piacere di ritrovare la figlia di Anke Pfeiffer, vorrei avere il tempo di attingere alla tua memoria per conoscere meglio Thomas. Ti ricordi la data esatta in cui è stato qui l'ultima volta ed ha visto tua madre?
- Sono due momenti diversi, - affermò Angelika - dopo l'ultimo incontro con mia madre, tornò in Germania nel novembre del 1989.
- Come lo sai?
- Mi contattò e ci incontrammo a Berlino. Assistemmo insieme alla caduta del muro.
- Ricordo che mi parlò con entusiasmo di quel preciso momento storico. Nelle sue parole traspariva un senso di contagiosa euforia.
- Era tutta la vita che sognava di raggiungere il bunker dove si era nascosto Hitler, per cui voleva trovarsi in prima linea nel momento in cui il muro sarebbe caduto. Mi disse che i tempi erano maturi e che non sarebbe tornato negli Stati Uniti prima di coronare il suo sogno.
- Quello che so di quei momenti, l'ho visto in alcuni documentari. Ero ancora una ragazzina a quell'epoca. - ammise Clara - Quindi eri con lui in quei giorni?
- Non avrei potuto essere altrove, - sorrise - è stato un momento decisivo nella storia di questo Paese, nonché la fine della guerra fredda!
- Thomas mi raccontò di essere rimasto a Berlino alcuni mesi. Vi siete visti solo in quei giorni?
Fu allora che Angelika si fece pensierosa. Finì di sorseggiare con calma il contenuto della tazzina e poi il suo sguardo parve illuminarsi di nuova luce: - Restai lì fino al giorno della sua ripartenza, - sussurrò, con gli occhi persi nel nulla - e ti confermo che riuscì a trasmettermi quell'euforia di cui accennavi prima.
- Scusami se sono inopportuna, - la incalzò - ma ho come l'impressione che tra voi...
- ...preferisco non rispondere a questa domanda, - tagliò corto - e purtroppo adesso si è fatto tardi e devo andare da mia figlia. Possiamo riprendere questo discorso un'altra volta se ti va.
Quando Clara la salutò sul pianerottolo del terzo piano, ebbe la netta impressione che Angelika si fosse lasciata trasportare dai ricordi, salvo poi rendersi conto di aver parlato troppo. Trovò alquanto singolare che si fossero rivisti di nascosto dalla madre, così come appariva probabile che, in quei mesi, il loro rapporto si fosse trasformato in qualcosa che andava oltre la riconoscenza e l'amicizia.
Tornata in hotel, ricominciò a leggere gli appunti di quel periodo e si rese conto di non essersi affatto sbagliata. Ora le domande che si facevano largo nella mente erano più di una e riconducevano allo strano motivo per cui Thomas non gli avesse mai accennato di quei particolari ma, al tempo stesso, si era prodigato affinché tutto il materiale in suo possesso le venisse affidato con delega testamentaria dopo la sua morte. Alla fine della consultazione di quegli antichi appunti, dedusse che Angelika nel 1989 era la sua amante, così come lo era stata sua madre nel 1944.
Un altro quesito che non le dava pace era l'ossessione di Thomas per il bunker di Hitler, comprensibile quando era soltanto un soldato mandato a combattere nella Germania nazista, ma decisamente anomalo quasi cinquant'anni più tardi. I resti di quel manufatto furono riportati alla luce e nuovamente sigillati ed interrati per molte volte nel corso dei decenni successivi, fino a essere definitivamente ricoperti, costruendoci sopra un'area residenziale oggi compresa tra Wilhelmstrasse, An der Kolonnade, Hannah Arendt Straße e Gertrud Kolmar Straße. In quest'ultima strada si trovava un pannello informativo della struttura e la storia del Führerbunker, anche se il governo tedesco e la municipalità di Berlino si erano sempre guardati attentamente dal rivelare l'esatta ubicazione di un luogo scomodo, che sarebbe potuto diventare meta di pellegrinaggio per molti fanatici.
Le informazioni da parte russa raccontavano che, quando l’esercito sovietico scoprì l'ubicazione del bunker, una delle prime cose che si preoccupò di fare fu quella di cancellarlo per sempre dalla faccia della terra. Fu minato e fatto saltare in aria, anche se l'azione non riuscì completamente. Poche settimane prima della detonazione, una troupe di giornalisti era entrata nel sito e aveva testimoniato la devastazione di ciò che già si trovava al suo interno. Sarebbe stato impossibile per qualsiasi cosa lì dentro non rimanere danneggiata in un contesto che, più di una forma di vendetta, pareva voler cancellare ogni possibile segreto.
Ma allora che senso aveva voler indagare ulteriormente su un luogo che era stato ridotto ad un cumulo di macerie? E perché Thomas Fillmore era ancora ossessionato da quel posto nel momento della caduta del muro, al punto da risiedere stabilmente a Berlino?
Per tutta la notte cercò una possibile spiegazione in quegli appunti sgualciti e si rese conto che l'unica persona ancora in vita che avrebbe potuto svelare l'arcano fosse Angelika. L'indomani, cercò il suo numero di telefono sulla rubrica pubblica di Aquisgrana e la chiamò appena dopo l'ora di pranzo: - Mi farebbe piacere rivederti, - le disse - ho ancora molte cose da chiederti su Thomas.
La reazione della donna si rivelò stranamente fredda e distaccata: - Sto per uscire, - rispose - mia figlia mi ha invitata a stare da lei per alcuni giorni.
- Posso tornare quando rientrerai a casa se preferisci.
A differenza del giorno precedente, Angelika si rivelò molto risoluta: - Lasciamo che i morti riposino in pace, - la liquidò - ma soprattutto che i vivi non diventino inutili pagine di un libro!
Strana reazione la sua, come se il sospetto sulla sua possibile relazione con Thomas l'avesse notevolmente innervosita. In fondo, il fatto che fosse stato anche l'amante della madre non costituiva chissà quale scandalo. E allora a cosa mai era dovuta quella sua chiusura improvvisa?
- Il tranquillo e paziente signor Fillmore, - sussurrò Clara, dopo aver riattaccato la comunicazione - non era esattamente ciò che mi ha fatto credere di essere!
Non lo giudicava per i suoi trascorsi con le due donne, d'altronde amare qualcuno non è mai stato un peccato di cui vergognarsi, ma se avesse davvero voluto tenerle segrete quelle relazioni, perché mai aveva preteso che tutti i suoi appunti le venissero affidati? Era una confessione? Ma anche se lo fosse stata, non era assolutamente necessaria. L'unico modo che le restava per indagare oltre, era la lettura accurata di quegli scarabocchi che, seppur apparentemente confusi, erano stati archiviati in ordine temporale. Sulle pagine di ogni taccuino erano ben visibili la data e persino le condizioni del meteo, quasi come se Thomas volesse trasmettere l'esatta situazione in cui si trovava in quell'istante.
Incuriosita dalla reazione di Angelika, Clara andò dritta agli appunti del 1989 per cercare nuovi dettagli sulla sua relazione con Thomas. A quei tempi l'uomo doveva avere più di sessant'anni, almeno venti in più rispetto alla figlia di Anke Pfeiffer, ma da quanto tempo durava davvero la loro relazione? Nel proseguo della lettura, scoprì che la meticolosità di Thomas lo aveva portato a segnare tutti gli spostamenti effettuati nella ricerca del bunker, ma nello stesso tempo non aveva mai accennato al motivo di quella strana ossessione.
La ricerca portò alla luce un viaggio a Mosca nei primi mesi del 90, corredato da una ricevuta del Sovietsky Historical Hotel per una stanza doppia. Clara fotografò il documento con lo smartphone e lo inviò per email ad un suo conoscente che parlava il russo. La mattina seguente trovò nella casella di posta la traduzione che indicava chiaramente di come ogni servizio fosse stato offerto a due persone. - Quindi non era da solo, - sorrise - e sono pronta a scommettere che Angelika era con lui!
Una rapida ricerca in rete le rinfrescò la memoria: - La Federazione Russa nacque il 25 dicembre 1991 dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica... - cominciò a leggere ad alta voce - quindi eravamo ancora in quella che veniva definita la "guerra fredda", anche se di fatto erano in atto cambiamenti radicali nella politica mondiale. Ma cosa ci faceva un ex militare americano a Mosca in quel preciso momento?
Thomas Fillmore era uno storico, per cui poteva avere un senso logico la sua presenza prima a Berlino e poi nella capitale sovietica, ma qualcosa le suggeriva che non fosse la spiegazione più semplice a condurla verso la verità.
- E se fosse stato una spia? - esclamò, appoggiando il taccuino sul cuscino.
Fu in quell'istante che la sua mente cominciò a macinare informazioni che, fino ad allora, non aveva preso in considerazione. Arrivò persino alla fantasiosa ipotesi che la sua presenza nel Maine non fosse affatto casuale. - Se davvero cercava me, - si pose l'atroce dubbio - non poteva certo essere dovuto al mio lavoro in biblioteca!
Assalita dal dilemma, chiamò sua madre negli Stati Uniti. - Che succede piccola mia? - fu la sua risposta entusiasta - Stai bene? Come sta andando il tuo viaggio? Qui ogni giorno arriva qualcuno che ti cerca disperatamente.
- Va tutto bene mamma, - la tranquillizzò - ma ti ricordo che ho trentasette anni e non sono più una bambina. Ti ho chiamata, oltre che per salutarti ovviamente, anche per porti una domanda importante...
- ...è successo qualcosa?
- No, ma ti prego di ascoltarmi attentamente per un momento invece di continuare a preoccuparti per niente.
- Una madre non si preoccupa mai per niente, sento dal tono della tua voce che sei agitata.
- Il nome Thomas Fillmore non ti dice niente? - la incalzò, senza darle il tempo di aggiungere altro.
Per qualche secondo non ottenne risposta:- Dovresti chiedere a tuo padre... - esclamò, con voce tentennante - lo sai che io ho poca memoria.
- Non ti ricordi le cose soltanto quando non le vuoi ricordare, - insistette Clara - ti ricorda qualcosa questo nome oppure no?
- No... - abbassò il tono della voce - non ho la minima idea di chi sia.
- Hai letto il mio libro mamma, quindi non puoi far finta di non avere la minima idea di chi fosse quell'uomo!
- Adesso che me lo fai notare, me lo ricordo.
- Bene, e allora rispondi alla domanda che ti ho fatto.
In quel preciso istante, cadde la comunicazione. Passarono alcuni lunghi minuti prima che qualcuno rispondesse di nuovo e questa volta era suo padre: - Che diavolo succede? - borbottò - Si può sapere perché chiedi a tua madre se conosce Thomas Fillmore? Lei non ne sa proprio niente.
- Allora ripassamela e lascia che risponda personalmente.
L'uomo respirò profondamente, poi riprese la parola con una strana inflessione nella voce: - Ne parleremo quando sarai di ritorno. - disse - Nel frattempo non fare troppe domande in giro su di lui.
- Ma che stai dicendo? Ho scritto un intero libro su di lui!
- Sì... - obiettò - ma non ti trovavi in Germania.
Dopo quello scambio di rapide battute, Clara si convinse ancora di più che l'incontro casuale con Thomas non era stato affatto occasionale. Cominciò a cercare in rete notizie su di lui e trovò soltanto i testi storici che aveva aiutato a redigere nel corso di cinquant'anni. Uno su tutti la incuriosì in modo particolare. Trattava la carriera politica di Vladimir Putin, dai suoi incarichi nel KGB alla presidenza della Federazione Russa. Controllò in valigia se avesse portato con sé i taccuini della fine degli anni 90, ma si fermavano al 1993.
Il giorno seguente ricevette un'inaspettata telefonata dal padre in cui le comunicava che l'avrebbe raggiunta al più preso. Per quanto provasse a dissuaderlo, dovette farsene una ragione.
Quando lo andò a prendere alla stazione, lo trovò molto freddo e preoccupato, ma non ci fu modo di farsi spiegare il motivo. Soltanto in albergo riuscì a farlo parlare. - Thomas Fillmore non esiste, - furono le sue prime parole - così come non esiste Edward Hanson!
- Ma cosa stai dicendo papà? Edward Hanson sei tu!
- Ascoltami bene perché non affronterò una seconda volta questo argomento. Tu sai che ho lavorato per quarantatré anni come ricercatore all'University of Maine di Augusta...
- ...papà lo so, ma si può sapere perché mi stai dicendo queste cose adesso?
- Perché in tutti questi anni mi sono occupato di sicurezza.
- Di sicurezza tu? Ma se hai il terrore di ogni cosa che esula dalla tranquillità della nostra famiglia!
- Di sicurezza nazionale, - insistette - è qualcosa di molto più grande della nostra famiglia.
- Non ti sei mai mosso dagli Stati Uniti.
- Non serve uscire dal Paese per rendersi utile a questa nazione.
- Di cosa ti occupavi esattamente?
- Non è questo il punto...
- ...e allora qual è il punto? Mi vuoi spiegare una volta per tutte perché hai preso un aereo e sei corso da me?
- Perché Thomas Fillmore, al contrario di me, ha girato il mondo.
- Lo conoscevi?
- Abbiamo lavorato insieme e avrei voluto metterti in guardia quando ha cominciato a dettarti le sue memorie. Però eri così felice di quel lavoro ed è stata la prima volta che mi hai lasciato sperare che non saresti andata via da Cape Elizabeth. Poi la sua morte ed il successo del tuo libro ha complicato tutto.
- Mi ha lasciato tutti i suoi appunti. - gli spiegò Clara - Tu sai il perché?
- Non ne ho idea, ma questa storia non mi piace. Perché sei venuta in questa città della Germania?
- Perché Thomas è stato qui durante la guerra ed ha salvato una donna con cui ha mantenuto i contatti fino al 1989. Poi ha continuato a tenerli con sua figlia quando ha passato qualche mese a Berlino. Era ossessionato dal bunker di Hitler e non ha mai smesso di cercarlo. Ho appena scoperto che in quel periodo ha fatto anche un viaggio a Mosca.
- Devi chiudere questa faccenda adesso, - le intimò - e ritornare a casa al più presto con me!
- Tu e mamma la volete smettere di trattarmi come una ragazzina, - urlò - e lasciarmi vivere finalmente la mia vita?
Edward si sedette sul letto e scosse nervosamente il capo: - Abbiamo cercato soltanto di proteggerti, - le sussurrò, provando a mantenere la calma - ed abbiamo vissuto tutti questi anni col terrore che qualcuno ti potesse far del male. Lo so, forse abbiamo esagerato, ma col mio lavoro bisogna sempre essere prudenti ed è necessario preoccuparsi per tutto e tutti. Ora torniamo a casa e dimentichiamo questa storia.
- No, - obiettò - voglio dimostrare a quei critici da baraccone che posso scrivere una storia senza l'aiuto di nessuno e questa è la miglior occasione che poteva capitarmi tra le mani.
- Non puoi scrivere della vita di Thomas Fillmore.
- Perché?
- Perché qualcuno potrebbe cominciare ad indagare su Edward Hanson.
- E qual è il problema? Tu sei una brava persona ed hai lavorato per il Governo degli Stati Uniti. Cosa c'è da nascondere?
- Quando ci si occupa di certe faccende, - provò a spiegarle - è meglio che nessuno lo venga mai a sapere, specialmente in questo periodo dove sembra che il nostro Paese sia nel mirino del terrorismo internazionale.
- In cosa consisteva esattamente il tuo lavoro? - lo incalzò.
- Analizzavo le comunicazioni che si svolgevano nello stato e comunicavo eventuali anomalie all'ufficio centrale.
- Comprese le mie? - lo guardò dritto negli occhi.
- E' capitato...
- Rispondi alla domanda che ti ho fatto. Ascoltavi e analizzavi anche le mie comunicazioni?
Edward annuì. - L'ho fatto per proteggerti! - aggiunse.
- Tonatene a casa per favore, - sbottò - e dimenticati di avere una figlia! Io ho da fare qui e voglio andare fino in fondo a questa storia.
- Anche se dovessi mettere a rischio la tua vita e la sicurezza del tuo Paese?
- Thomas era ossessionato dal quel maledetto bunker e tu continui a vedere pericoli ancora oggi nel nostro giardino di casa. Ti rendi conto che forse tutti quegli anni passati a spiare gli altri ti ha mandato un po' fuori di testa?
- Con chi hai parlato di queste cose?
- Da che sono arrivata, ho avuto modo di scambiare solo qualche parola con Angelika Pfeiffer, la figlia di Anke.
- Lo vedi quanto sei ingenua? Arrivi in Germania, vai a frugare nel passato di un soldato e racconti tutto alla prima persona che ti capita davanti! E' semplicemente assurdo il tuo comportamento!
- Forse ti sei scordato che la guerra è finita da un pezzo e la Germania è una nazione democratica che fa parte dell'alleanza occidentale. Il muro di Berlino è crollato da quasi trent'anni insieme all'ideologia dell'est!
- Un motivo in più per mettere una grande pietra sopra questa storia. Non ti pare?
- Invece io andrò fino in fondo e metterò a tacere tutti quei coglioni intellettuali che mi hanno trattata come una deficiente, nonostante un milione di copie vendute.
- Se è proprio questa la tua decisione, almeno permettimi di darti una mano.
- Farò da sola, - tagliò corto - questa volta voglio scrivere un libro senza l'aiuto di nessuno. Credo di essere in grado di camminare con le mie sole gambe.
Quando suo padre partì, Clara fu presa dallo sconforto. Troppe rivelazioni, troppi misteri e troppe intrusioni dentro i suoi sogni nello stesso momento. - Io sono io! - esclamò, guardandosi allo specchio - e voglio dimostrare a me stessa che posso farcela davvero!
La ripresa dello studio di quegli appunti non la portò da nessuna parte. L'unico modo di andare avanti era quello di contattare Angelika e lo fece nell'unico modo in cui poteva aspettarsi che l'avrebbe ascoltata. Quando suonò il campanello di casa sua, era decisa persino ad aspettarla in strada finché non fosse uscita, ma inaspettatamente, la serratura elettrica del portone scattò come d'incanto. Salì le scale e trovò la padrona di casa che l'aspettava dietro l'uscio socchiuso: - Non sei il tipo che si arrende vero? - esordì.
- Se Thomas ha fatto in modo che arrivassi fino a te, - le rispose - è perché era sicuro che mi avresti parlato.
- Abbiamo già parlato fin troppo la volta scorsa, - affermò - che altro posso fare per te?
- Lo avrei scoperto comunque che eravate amanti, - obiettò - nei suoi appunti ha parlato lungamente di te. Non lo vedo un motivo sufficiente per nascondersi.
- Questa sua maledetta abitudine di scrivere tutto poteva costargli caro, - commentò - nel 1989 Berlino aveva occhi e orecchie ovunque.
- So anche che siete stati insieme al Sovietsky Historical Hotel di Mosca. Una strana scelta per passare la luna di miele!
- Non è stata propriamente una luna di miele, - ammise, mettendo sul fornello il bollitore dell'acqua a riscaldare - lui non c'era mai ed io sono rimasta per la maggior parte del tempo in camera ad aspettarlo.
- Ha insistito che lo accompagnassi?
- Sì... era un modo per stare insieme, lontani da tutti. Qui avremmo dato troppo nell'occhio. Ero entusiasta di quel viaggio, ma per certi versi era come andare al di là del muro. Avevo paura di non poter più tornare indietro.
- Cosa fece Thomas a Mosca?
- Mi disse che doveva incontrare alcune persone. Credo che fossero degli intellettuali ma anche personaggi che sostenevano la politica di Michail Sergeevic Gorbacëv. Ricordo però che mi tenne nascosto il nome di uno strano personaggio. Si chiamava Brouchkov e lo vide nella hall dell'hotel. Conosco il suo nome perché risposi io all'impiegata della reception quando chiamò in camera. Quando Thomas rientrò era molto scosso. Gli chiesi il motivo di tanta preoccupazione e mi disse soltanto di come l'unico vero valore universale fosse il tempo, niente altro.
- Che tu sappia, lo vide solo quella volta?
- Non ne ho idea, - rispose - diventava molto misterioso quando si trattava dei suoi affari personali ed io evitavo di insistere per non creare inutili discussioni.
- Non ti sei mai chiesta di cosa si occupasse davvero nella vita di tutti i giorni?
- Ero così impegnata a tenermelo accanto, che tutto il resto aveva poca importanza. Nonostante la differenza d'età, non ero soltanto innamorata, ma anche completamente pazza di lui.
- Però non l'hai seguito quando è tornato negli Stati Uniti.
- Il nostro rapportò si incrinò irrimediabilmente quando rientrammo a Berlino. Si comportava in modo strano, spariva spesso senza dirmi dove andava e cominciai a sospettare che ci fosse un'altra donna. Poi improvvisamente mi lasciò senza un vero motivo. Disse semplicemente che sarebbe dovuto partire ed uscì dalla mia vita velocemente come ne era entrato.
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