Abel Wakaam
Hibiscus
1° Hibiscus, il fiore della trasgressione.
C'è un momento nella vita in cui una donna si trova a riflettere sull'equilibrio instabile della propria esistenza. Amori e dolori... emozioni e doveri, pagine scritte, cancellate e ricordate di un tempo che sembra appartenere al passato e che lascia sulle labbra il sapore aspro delle occasioni perdute. - Se dovessi ricominciare da capo, rivivrei gli stessi momenti col senno di poi, - sospirò Victoria, cercando conforto nello sguardo attento della psicologa - e probabilmente non commetterei nessuno degli errori che mi hanno precluso la felicità.

- La felicità è uno stato mentale, si può essere tristi pur avendo il meglio dalla vita e, da quel che sembra, lei non dovrebbe aver nulla di cui lamentarsi.

- Mi manca la libertà di strappare i legacci di questo paracadute infallibile che mi tiene saldamente ancorato alla famiglia per provare l'ebbrezza di cadere nel vuoto.

- Il vuoto rappresenta l'incognita del pericolo e, se escludiamo ogni protezione, il rischio potrebbe rivelarsi fatale. Nella sua telefonata di ieri mi ha accennato ad un incubo che la tormenta, se la sente di raccontarmelo nei minimi particolare?

- E' piuttosto imbarazzante, - sorrise Victoria - i sogni non hanno censura.

- In tanti anni di questo lavoro, - ammise la dottoressa Lidia Teikel - ho ascoltato storie che di imbarazzante avevano solo l'inizio, per il resto sto ancora cercando un vocabolo in grado di definirle. Stia tranquilla, tutti noi siamo preda di fantasie sessuali che non confesseremmo neppure in punto di morte ed è proprio per questo che spesso si trasformano in veri e propri traumi. In fondo il meccanismo è simile a quello che regola i peccati di gola, si può essere golosi di dolci ed imparare a non abusarne.

- Questo implica la consapevolezza di doverli almeno assaggiare...

- Nel suo caso si tratta di abbandonare il mondo dorato in cui vive ed affrontare la realtà di un'esistenza che le è sempre stata demonizzata. In termini biblici sarebbe come lasciare il paradiso per godere all'inferno.

- Una psicologa sa leggere anche nel pensiero? - balbettò Victoria, dopo una lunga pausa di silenzio. - Sembra che lei sappia esattamente quali siano i miei turbamenti.

- Cosa non va con suo marito? Sessualmente intendo... cosa non le piace più di lui, oppure cosa le manca?

- Non è Oscar il problema... con lui ho passato notti intere a fare l'amore ed ancora oggi la nostra intesa fisica è di buona qualità, sicuramente meno intensa di allora, ma emotivamente appagante. No, sono io ed essere cambiata ed il mio appetito è mutato radicalmente, ho bisogno di allacciarmi ai miei incubi per godere.

- Quindi sovrappone gli indicibili desideri che le si agitano nella mente alla figura maschile con cui sta facendo l'amore?

- Per un certo periodo ha funzionato, per cui ho smesso di controllarli pensando che fosse naturale utilizzare la propria fantasia per aumentare gli stimoli di natura sessuale, ma ben presto hanno preso il sopravvento ed ora sono divenuti istinti primari, in grado di condizionare la mia esistenza.

Lidia scrisse velocemente una breve considerazione sul proprio taccuino di cuoio nero, poi lo chiuse e lo appoggiò accanto al tagliacarte d'argento sulla scrivania di mogano. - Da cosa nascono queste fantasie? - le domandò, camminando lentamente verso la porta socchiusa - Niente accade per caso quando divampa un incendio, ci deve pur essere una piccola scintilla che scatena il rogo!

- Cattive letture, - rispose Victoria, appena ne percepì la presenza dietro le spalle - romanzi dall'aria innocua che invece si sono rivelati fatali. Ne ho divorati a decine e mi sono ritrovata ad esserne parte integrante, riconoscendomi in ognuna delle protagoniste e vivendo con loro le perversioni in cui sono cadute.

- Ma non si è fermata alla lettura vero?

- Mi sono creata una doppia vita nell'unico mondo in cui si può nascere mille volte ma non si può morire ed ora sono ad un passo dal baratro, devo scegliere se fuggire o lasciarmi raggiungere.

- Alla fine ha capito che le emozioni non possono essere virtuali, - la affrontò con impeto - ed ora si trova a decidere se incontrare oppure no uno sconosciuto, materializzato nel limbo ovattato di Internet!

- Avevano ragione... lei è la migliore in assoluto quando si tratta di indagare nei meandri della mente umana, ma quel che voglio non è una soluzione... bensì sapere come andrà a finire.

- Se fossi il suo confessore non le darei neppure l'assoluzione perché è fuori discussione che commetterà ognuno dei peccati che ha in mente, - sorrise la psicologa, divertita dal gioco di parole - lei è venuta qui per capire in quanti casi simili si potrebbe riconoscere e non perché ha bisogno di aiuto. Io le servirò più avanti, quando avrà davvero toccato il fondo ed avrà perso ogni rispetto della propria persona.

- Mi fermerò un passo prima di cadere, - reagì Victoria, scossa da quelle affermazioni - mi basterà assaggiare il gusto del proibito, un solo morso alla mela avvelenata e correrò tra le braccia di mio marito a cercare l'antidoto.

- Non esiste cura a questo tipo di veleno, - la mise in guardia la psicologa - una volta assunto se ne pagano le conseguenze per tutta la vita!

Veleno... si, nessun altro concetto esprimeva con tanta enfasi lo stesso significato, ed il suo sapore era dolce e suadente come il suono di un'arpa che rapisce i sensi e trascina il respiro nella nebbia più fitta. Lo aveva conosciuto al Village, così si chiamava quello strano Hotel virtuale, scaturito dalla fantasia di un perfido burattinaio senza scrupoli, e subito si era sentita persa, inghiottita in un'atmosfera ovattata e piccante che non concedeva tregua alla fantasia.

- Non c'è nulla di virtuale nelle emozioni, nell'amore, nel dolore... nel sesso! - E' così che lui aveva smontato una ad una le sue difese - Internet è come una fermata dell'autobus, un punto di partenza col biglietto di sola andata e la destinazione si trova dentro di noi.

- Un viaggio nella propria immaginazione?

- Una vera battaglia con la propria coscienza, - la provocò - e le prime a cadere sono le inibizioni che hanno condizionato i desideri più reconditi.

Si faceva chiamare Denver, ma sicuramente dietro quel nick anonimo si nascondeva un personaggio di spicco della Community on-line, si muoveva con troppa naturalezza e pareva conoscere tutto e tutti. All'inizio le parve scontroso o comunque molto riservato e poco incline a lasciarsi andare in confidenze, invece col tempo mutò radicalmente il suo modo di porsi, specialmente quando Victoria si lasciò convincere ad inviargli qualche fotografia ed a chiamarlo al telefono.

Non usò giri di parole per farle capire che il motivo per cui era interessato a lei era esplicitamente di natura sessuale: - Adoro il gioco, - esclamò, addolcendo il tono della voce - e tu sei certamente un adorabile giocattolo con cui istaurare uno stuzzicante rapporto di complicità.

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