Abel Wakaam
My Story
1° My Story, il coraggio di affrontare la verità
- Le mie prime esperienze sessuali arrivarono inattese, - cominciò a raccontare Greta - come quei temporali estivi in cui la pioggia cade mentre splende ancora il sole. Ero impreparata a quella strana forma di morbosità che, di colpo, mi aveva assalita, scaturendo dal nulla... senza un motivo, in assenza di una qualsiasi provocazione. Avevo diciotto anni ma, di fatto, ero ancora una bambina, assolutamente priva di ogni malizia.

Marlin la ascoltava in silenzio, comodamente seduto su una delle poltrone che si affacciavano verso i campi coltivati della Farm. Era quel terrazzo il loro luogo di confidenze, un angolo di mondo che sembrava aver divelto le ritrosie di una scomoda verità, lasciandoli entrambi mentalmente nudi, privi di tabù reverenziali. - Non hai perso quell'aria apparentemente innocente, - esclamò - e forse è proprio questo che attira irrimediabilmente gli uomini verso di te.

- L'innocenza è un'arma a doppio taglio, - gli sorrise - ha la capacità di attrarre chiunque ed il pericolo di solito si nasconde tra la folla.

- Il pericolo siamo noi, - replicò prontamente - ed a volte è la paura a trascinarci fin dove non vorremmo mai andare.

- In quei giorni ero turbata, - continuò Greta - era come se, aver raggiunto la maggior età, mi avesse appoggiato un peso sopra la coscienza. Per la prima volta potevo percepire chiaramente quale aspettative ponesse la libertà.

- Ed è questo che accese la tua morbosità?

- Non so spiegare quale fosse la scintilla che accese la mia sessualità, forse fu soltanto la situazione in cui mi venni a trovare.

- Un ragazzo? - la interrogò, accendendosi la pipa.

- No, - abbozzò una smorfia sarcastica - se fosse stato un ragazzo, probabilmente lo avrei fatto scappare come tutti quelli che si sono avvicinati prima di lui.

- Una ragazza allora? - insistette Marlin, giocherellando col cappello, appoggiato sopra l'impugnatura del bastone.

- Un uomo, - rispose di colpo, quasi per liberarsi di un peso - non grande come te, ma comunque maturo.

- Non mi offendo se mi reputi un anziano. Quando ero un ragazzino, gli uomini della mia età erano considerati dei vecchi. Non si tingevano i capelli, non si affidavano a dei buoni dietologi per restare in forma, erano semplicemente degli esseri decrepiti, piegati sotto il peso dei loro anni passati nei campi. Ora invece quelli come me si godono la vita, corrono dietro alle ragazzine e sono convinti di far invidia ai quarantenni. Tutte cazzate! Siamo soltanto degli illusi, nascosti dentro abiti cuciti su misura e preoccupati di sperperare il nostro patrimonio nell'ultimo quarto della nostra vita. Che età aveva quell'uomo?

- A quei tempi ne aveva una trentina più di me, quindi era abbastanza grande da farmi percepire fuori luogo il suo interessamento.

- Eri già bella quanto lo sei adesso? - le domandò - Avevi le curve al posto giusto già allora?

- Più o meno sì... ma la testa era rimasta quella di una bambina.

- Come fece ad approcciarti?

- Ero al mare coi miei genitori, ma invece di starmene con loro sotto l'ombrellone, passavo molto tempo nelle vicinanze di un piccolo bar, dove suonava sempre della buona musica. Lui era lì, insieme ad una donna molto appariscente che attirava l'interesse di tutti i bagnanti. Si chiamava Maria e scoprii più tardi che fosse la sua amante.

- E questo... uomo, si accorse subito di te?

- Kurt si accorgeva di tutto ciò che accadeva nei dintorni. Sotto le lenti scure del suoi occhiali da sole nascondeva due occhi curiosi e impenetrabili. Quando venne da me, lo fece senza nemmeno che me ne rendessi conto. Due secondi dopo averlo perso di vista, me lo ritrovai alle spalle. Mi chiese se la canzone che suonava in quel momento fosse di mio gradimento ed anche se avessi accettato l'offerta di bere qualcosa con lui. Mi colpì subito la sua gentilezza e quel suo modo tranquillo di conversare. Ogni tanto allungava lo sguardo verso Maria, alle prese con una stuola di corteggiatori, e mi confessò che l'interesse di tutti quegli uomini lo rendeva orgoglioso.

- E le sue attenzioni per te come ti facevano sentire?

- All'inizio me ero soltanto compiaciuta. Non avevo ancora realizzato quale fosse il suo reale interesse, quindi non mi trovavo affatto in imbarazzo.

- Quando ti sei resa conto di ciò che voleva davvero?

- Gli chiesi se, oltre ad essere orgoglioso, non fosse anche geloso dell'atteggiamento di Maria. Mi rispose che nessuno di quegli omuncoli che le stavano addosso avrebbe mai potuto soddisfarla come faceva lui, ed allora il riferimento al sesso divenne esplicito.

- Che esperienze sessuali avevi maturato sino a quel momento? - la incalzò Marlin.

- Qualche bacio, - sorrise - qualche strusciamento in discoteca, ma niente di più. Ero più attirata dal divertimento che dai ragazzi e consideravo i miei compagni di scuola una perdita di tempo. Come ti ho detto prima, mi mancava la morbosità.

- Quale fu la proposta di Kurt per risvegliare i tuoi sensi?

- Nessuna, - si affrettò a spiegare - ma quando gli domandai perché era così sicuro delle sue affermazioni riguardo a Maria, mi lasciò intuire di come fosse in grado di appagare davvero una donna. Sì, usò proprio quel termine e mitigò il tono della voce per costringermi ad avvicinarmi a lui. Praticamente mi sussurrò all'orecchio le reazioni della sua donna quando si trovava tra le sue gambe.

- Questo ti colpì particolarmente?

- Ma mandò letteralmente nel pallone! Era la prima volta che parlavo di sesso con un uomo anche se di fatto non mi raccontò nessun particolare, lasciando tutto alla mia immaginazione. Ovviamente non sapevo nemmeno cosa immaginare e, stupidamente, gli confessai che non avevo nessuna esperienza in materia dato che ero vergine.

- Ricordi se fu felice di questa scoperta?

- Non lo fu affatto, - continuò Greta - anzi, sembrava deluso. Credo che lo considerasse un inutile impiccio. Addirittura mi parve seccato, tanto che da lì a qualche minuto mi salutò, dicendomi comunque che ci saremmo rivisti. Infatti, il giorno successivo, lasciò al barista un biglietto per me col suo numero di telefono cellulare, qualcosa che a quei tempi veniva considerato ancora un lusso. Ovviamente né io e neppure la mia famiglia avevamo un apparecchio del genere, quindi pensai di chiamarlo da un telefono pubblico, ben sapendo quanto fosse costoso. Quando finalmente trovai il coraggio ed il denaro per farlo, mi dettò il luogo e l'ora per un appuntamento. Ecco, in quel preciso momento realizzai quanto fosse indicibile la morsa che percepivo nel ventre.

- Eccitata?

- Confusa... e allo stesso tempo illuminata da una voglia diversa dal solito.

- Non dirmi che non ti sei mai toccata sino a diciotto anni perché non ti credo.

- Ovvio che l'ho fatto, ma in quell'istante la mia mente, istigata dalla tensione, aveva bisogno di qualcosa di diverso. Per la prima volta cominciai a pensare al sesso sovrapponendo la mia immagine a quella di un'altra persona. Ed il risultato era devastante.

- Quindi andasti da lui!

- Kurt mi aspettava nel piccolo porticciolo del paese. Quando arrivai, mi invitò a salire su di un motoscafo e raggiungemmo un isolotto a poca distanza dalla riva.

- Un luogo deserto?

- No, - spiegò Greta - c'era un ricevimento con molte persone eleganti. Festeggiavano il matrimonio di una sua conoscente e l'atmosfera era davvero magica, come quella di un film.

- Maria era con voi?

- Ecco... - abbassò lo sguardo - notai subito la sua assenza e gli domandai dove fosse andata. Ricordo ancora il suo sorriso enigmatico mentre mi invitò a cercarla insieme. Camminammo a lungo tra i tavoli imbanditi di ogni ben di dio e poi ci allontanammo dalla festa imboccando una scala di pietra che conduceva ad una piccola caletta che si trovava dalla parte opposta dell'isolotto. Sulla spiaggia spiccavano le tende candide di alcuni gazebo che proteggevano dal sole i lettini inlegno di castagno. Erano tutti deserti, tranne uno.

- Lasciati dire che sei stata alquanto imprudente. - obiettò Marlin.

- Non mi sono mai sentita in pericolo, - continuò - e compresi sin da subito di come mi avesse portata lì per mostrarmi qualcosa.

- Qualcosa?

- Uno dei gazebi aveva le tende allacciate, a differenza di tutte le altre che svolazzavano liberamente al vento. Mi prese la mano e mi condusse lì accanto, affinché potessi vedere cosa accadesse all'interno.

- Comincio a capire... - commentò Marlin - vai avanti.

- C'era un uomo sdraiato sul lettino. Aveva i calzoni calati sulle caviglie e la camicia sbottonata. Tra le sue gambe potevo vedere la testa di Maria che si muoveva in modo altalenante. All'inizio la riconobbi dai lunghi capelli neri e ricci, ma in seguito si voltò per un attimo a guardarci.
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