Abel Wakaam
La collina dei ciliegi
1° La collina dei ciliegi, trasgressioni inaspettate.
Si passa la vita a desiderare che si realizzi un sogno... e poi, quando la carezza del fato sembra posarsi finalmente sulla nostra anima, ne abbiamo paura. La musichetta insistente del cellulare mi fece sobbalzare. Lo sguardo divertito dei colleghi di riunione attirò l'attenzione di Gustav Holez che mi fissò con malcelato nervosismo. - Lo so... mi scuso, - reagii prontamente - ma sono in attesa della chiamata di un cliente importante e non me la sono sentita di spegnerlo!

- E' lui? - domandò il Presidente.

- No... - balbettai, chiudendo frettolosamente la chiamata - purtroppo si tratta di mia moglie.

Mi liquidò, sottolineando con sarcasmo quel "purtroppo" che non mi lasciava scampo, e mi chiese di continuare la relazione al posto suo. Questo lo sapevo fare, certamente meglio di chiunque altro in azienda, ebbi solo un'incertezza quando il fremito silenzioso dell'apparecchio mi vibrò nella tasca... una, due, tre volte, in un susseguirsi di preoccupazione crescente.

Era accaduto qualcosa di grave, altrimenti Susanna non si sarebbe mai permessa di chiamarmi con tanta insistenza, ma per niente al mondo avrei potuto interrompere la riunione dopo essere già stato ripreso da Holez.

- Cinque minuti di pausa, - sbottò, guardando l'orologio - vi concedo il tempo di un caffè e poi continueremo immediatamente la riunione!

Finsi tranquillità e indifferenza, liberandomi dalle stupide illazioni dei colleghi, e mi rifugiai in bagno per richiamare Susanna. Ebbi un gesto di disappunto quando trovai la voce registrata che ripeteva in varie lingue l'irraggiungibilità del numero di telefono, controllai nella memoria e trovai cinque SMS. Non potevo credere ai miei occhi, se si fosse trattato di uno scherzo stava riuscendo a meraviglia... riprovai a chiamare, ottenendo di nuovo la stessa risposta.

La sequenza dei messaggi non lasciava scampo, l'ultimo era di pochi istanti prima... sarebbe bastato un solo minuto ed avrei potuto fermarla. Che stupido, perché mai avrei dovuto fermarla? Glielo avevo chiesto per anni, a volte l'avevo spinta verso una scelta obbligata arrivando a mettere in crisi il nostro rapporto, e solo adesso pensavo alle conseguenze?

Lo so, glielo avevo persino augurato mentre saliva sul treno per raggiungere la sorella al mare, lei aveva scosso il capo come sempre, trincerandosi dietro il solito commento sgradevole nei miei confronti. No, non sono un maniaco, ma semplicemente un uomo che, come tanti altri esemplari maschi della specie, prova ad esaudire le proprie fantasie.

Gustav Holez sembrò graziarmi, mettendo fine a quello che definì un "interessante intervento", mi pregò di rimettermi a sedere e ci deliziò con due ore di conferenza sui temi del nuovo mercato cinese. Mio Dio... cosa stava facendo nello stesso istante quell'adorabile pasticciona di mia moglie, mi volli convincere che si trattasse davvero di una presa in giro, ma ogni maledetta parola di quei messaggi mi batteva nelle tempie come un tamburo.

- Oggi avrai quello che mi hai sempre chiesto, - aveva banalmente scritto - la tua lontananza mi è di aiuto. Consideralo un regalo ma non pretendere di più!

Il resto erano sensazioni elencate una dopo l'altra: - Paura, tensione, emozione, euforia, eccitazione...

Più il tempo scorreva e più le mie domande cambiavano. Passai dal cercare di immaginare il motivo di quella scelta ed arrivai ad interrogarmi su chi avesse destato inspiegabilmente il suo interesse per un peccato che, a detta sua, non avrebbe mai e poi mai commesso. Il suo cellulare restò irraggiungibile fino a tarda sera, quando prese a squillare a vuoto. Fu lei a richiamarmi una decina di minuti più tardi e, dopo il ciao, seguì un interminabile silenzio.
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