Abel Wakaam
The last Prayer
1° The last prayer, un macabro gioco
Ristorante 'u Curtu – Marzamemi – Sicilia

Arthur aveva gli occhi chiusi e le braccia a penzoloni. In testa un cappello di paglia bianco che, insieme alla barba dello stesso colore, gli davano un'aria da vecchio agricoltore delle Pampas.
Ma non dormiva.
I primi passi che percepì furono quelli strascicati di 'u Curtu e poi quel suo schiarirsi la voce, tipico dei vecchi marinai che hanno lottato per anni col vento e la salsedine.
Dietro di lui altri passi più precisi e leggeri. Passi di donna o di ragazzo, che cercavano di nascondersi nel fruscio di quelli che li precedevano.
«Dottore,» esordì l'oste, asciugandosi le mani in uno strofinaccio logoro «c'è una picciotta che vi cerca.»
Per tutta risposta, Arthur alzò lentamente una mano, allungò il dito indice e se lo pose davanti al naso.
«Non far finta di non esserti accorto di me,» continuò la voce di donna, mentre il rumore delle ciabatte di 'u Curtu si allontanavano dalla spiaggia, «scommetto che sapresti persino dirmi la marca dell'auto con cui sono arrivata.»
«Il silenzio... » sospirò Arthur «il silenzio è la forma di comunicazione più difficile da contestare. Chi riesce a infrangerne l'essenza, è un filosofo... oppure un rompicoglioni! Prendi una sdraio e mettiti comoda, non è ancora terminata la mia seduta di yoga.»
«Stai facendo yoga?» scoppiò a ridere Isotta «Credevo stessi semplicemente russando.»
«Forse,» borbottò qualche parola confusa, inumidendosi continuamente le labbra con la lingua «ma l'importante è riuscire a rilassarsi. Ora ti avverto,» le intimò «se sei venuta qui per propormi di lavorare, ti consiglio di riprendere la tua Punto a noleggio e tornartene a Roma. Se invece vuoi confessarmi che ti manco, è meglio che avverti 'u Curtu che ti fermi a pranzo.»
«Sono qui perché ho bisogno del troglodita,» sorrise «sempre che la sua gelosa fidanzata mi dia il permesso di avvicinarmi a lui.»
«Michele non c'è più!»
«Oh cazzo, mi dispiace,» si inginocchiò sulla sabbia, afferrandogli il braccio «cosa gli è successo?»
Arthur si liberò lentamente della presa e le indicò due sagome scure, nascoste tra le rocce della riva. «Si sono lasciati,» le spiegò «e adesso non c'è nulla che abbia più alcuna importanza per lui.»
«Gli hai spiegato che nella vita ci si lascia continuamente con qualcuno? Che poi il dolore passa e ci chiediamo quanto siamo stati stupidi a chiudere fuori il mondo per tutto quel tempo?»
«Vai ancora a letto col capitano?» tagliò corto.
«Qualche volta,» ammise candidamente Isotta «ma non mi illudo più che lasci la sua famiglia per me. Ho imparato la lezione.»
«Cosa vuoi da Michele?»
«È morta una ragazza, l'hanno trovata in...»
«Non ti ho chiesto cosa è accaduto,» la zittì «ma perché hai bisogno di lui.»
«C'è un sito web dove un gruppo di fanatici attinge a informazioni particolari per organizzare macabre messinscene in luoghi sacri. I nostri informatici hanno già provato a bucarlo, ma ovviamente senza successo. Credi ci sia una qualche speranza che il ragazzo possa riuscirci?»
«Vai là e chiediglielo, ma credo che ci sia soltanto una cosa che possa destarlo dal suo dolore.»
«Devo baciarlo come farebbe una fata con un rospo?»
«La soluzione puoi chiederla a 'u Curtu,» sospirò «dalla sua camminata scomposta sento che sta tornando.»
«Dottore,» esclamò, dopo essersi schiarito di nuovo la voce «lo preparo anche per la picciotta un piatto di puppetti i muccu?»
«Sarebbe questo il modo per risvegliare il ragazzo dal suo dolore?» domandò Isotta.
«Vai a prenderne un paio, portale a Michele e a Cat.» sorrise Arthur «Vedrai che ti seguiranno entrambi senza discutere.»
«Sapessi almeno cosa sono.»
«Polpettine a base di pesce,» le spiegò «impastate con uova e pangrattato. Poi fritte in padella. La particolarità è che vengono realizzate con pesce neonato, ovvero quelle specialità la cui pesca è tendenzialmente vietata, se non dietro a una apposita autorizzazione.»
«Che ovviamente 'u Curtu non ha?»
«Signorina mia,» rispose l'uomo, grattandosi ripetutamente la testa «l'autorizzazione non serve a trasformare un piatto qualunque in qualcosa di buonissimo. Adesso, se volete mangiare, fate come vi ha detto questo sant'uomo! Se non fosse per lui, sarei già andato in rovina.»
Isotta lo seguì fino alla sgangherata cucina, prese due polpette dalla padella, le mise in un tovagliolo, e si incamminò verso la riva.
«C'è bisùognu ri 'na fìmmina pi dimenticare 'na fìmmina!» brontolò 'u Curtu.
«Se ti corre incontro il cane, lo farà anche Michele.» commentò Arthur, mentre Isotta gli passava di fianco. «Le donne sono gioia e disperazione. A quell'età diventano l'unico scopo di vita.»
Osservò da lontano la reazione dei due dispersi alla vista della ragazza. Entrambi mangiarono le polpette ed entrambi la seguirono come previsto sulla via del ritorno.
Quando tutti furono seduti attorno alla tavola, per un attimo si ricreò l'atmosfera di qualche mese prima, quando insieme avevano raccontato al mondo gli intrighi del Vaticano.
«Che fine ha fatto Emanuela Dal Monte?» domandò Arthur, con ancora la bocca piena.
Isotta impiegò qualche istante per liberarsi del boccone, a cui aggiunse il tempo necessario a gustare un buon bicchiere di Solitario bianco.
«Si racconta che abbia dato le dimissioni e che sia partita.» spiegò con tutta calma «Si vocifera che abbia lasciato l'Italia per la vergogna, o forse per non incorrere in qualche scomunica del Vaticano. Ora posso spiegare perché sono qui?»
«Lo hai già fatto,» la schernì Arthur «hai bisogno di Michele per entrare in un sito web.»
«Non... è... soltanto un... sito web,» si affrettò a precisare il ragazzo «è un sito del... dark web.»
«Qualcuno può spiegarmi la differenza?»
«il web è tutto ciò che appare in superficie.» intervenne la ragazza «Il dark web è un mondo parallelo, sotterraneo, costituito da indirizzi illegali, nascosti... segreti. Una sorta di carboneria, dove si svolgono traffici illeciti.»
«Se è tanto pericoloso, perché non viene debellato?»
«Lo stesso si potrebbe dire della Mafia, delle cosche, dei trafficanti di droga e quant'altro avvelena la nostra esistenza.» replicò.
«Cosa deve cercare Michele in questo sito?»
«Te lo avrei spiegato se mi avessi lasciato parlare. Invece mi hai impedito di incrinare questa tua vacanza dorata.»
«Come ho detto al tuo bel capitano quando è venuto a cercarmi la scorsa volta, io ho già dato!»
«Sei tornato a definirlo il mio bel capitano.»
«Beh...» si pulì lentamente la bocca col dorso della mano «sei tornata a essere la sua compagna di letto. Anche se in modo saltuario, non possiamo escludere che sia il tuo bel capitano.»
«Non sei affatto cambiato!» sbuffò «Adesso posso spiegarti il motivo per cui sono qui?»
«Non è per farti aiutare da Michele?»
«Non solo per questo.» ammise, posando rumorosamente la forchetta sulla tavola «Vorrei il tuo parere su un'indagine che mi è stata affidata.»
«Allora potevi dirlo subito!» accompagnò la battuta con un'espressione ironica «Dopo un buon pranzo, si è meglio predisposti ad ascoltare i problemi degli altri!»
Le spiegazioni arrivarono più tardi, quando 'u Curtu si ritirò per il suo sonnellino pomeridiano.
«È un casino Arthur,» esordì Isotta, passando il suo computer a Michele affinché provasse ad entrare nel dark web «qualcosa di cui non riesco a venire a capo.»
«Ti sei chiesta prima di tutto perché ti hanno affidato questa rogna?»
«Perché non la voleva nessuno, è ovvio!» rispose, scrivendo sul tovagliolo la password del portatile.
«Non serve...» rispose il ragazzo «ho impiegato ventisette... secondi per trovarla.»
«Mi ero dimenticata che tu fossi tanto bravo.» gli dispensò una carezza. Poi, rivolgendosi ad Arthur «Riguardo a questa storia, non saprei neppure da dove cominciare.»
«Dall'inizio,» le rispose «come si fa con le fiabe che si raccontano ai bambini.»
«Circa un mese fa è stato ritrovato il corpo nudo di una donna, di cui ancora non conosciamo l'identità. Nessuna denuncia di sparizione, nessun segno particolare, nessun documento né un indizio che ci potesse aiutare a identificarla. È stata rinvenuta sull'altare di una piccola chiesa di periferia, messa in posa come se fosse un manichino.»
«Causa della morte?»
«Una overdose di benzodiazepine. Si tratta di un semplice ansiolitico. Preso in dosi massicce, può indurre il coma. Non aveva ferite, nessun segno di lotta, nessuna puntura d'ago... nessuna violenza.»
«Cosa c'entra questa donna col dark web?»
«Apparentemente nulla,» continuò «e inizialmente poteva sembrare un episodio isolato, almeno fino a quando ho chiesto a tutte le Procure di inviarmi le denunce che riguardavano qualcosa di simile.»
«Non credo che un fatto del genere possa passare inosservato.»
«Una ragazza nuda, morta su un altare, no di certo, ma ci sono state tre segnalazioni di intrusioni, perpetrate in diverse chiese, apparentemente con la stessa finalità. Una di queste è stata filmata dalla telecamera posta all'ingresso. Di un'altra abbiamo solo dei testimoni che li hanno visti fuggire dal retro e la terza ci ha lasciato invece un dettaglio interessante.»
«Una donazione per il parroco?» scherzò.
«Nella fuga hanno perso alcuni oggetti usati per lo scasso. Una pila, un grimaldello, un guanto di lattice... ma anche un biglietto stampato direttamente da un sito web.»
«Il famoso dark web?»
«No, e qui comincia a srotolarsi il bandolo della matassa. Il sito in questione appartiene ad una nota scrittrice, che è solita pubblicare direttamente online i propri romanzi.»
«Non ne capisco il senso,» obiettò Arthur «se li rende gratuitamente pubblici, perché qualcuno dovrebbe acquistarli?»
«La registrazione per leggere i suoi libri ha un costo di circa cento dollari, ma il bello deve ancora arrivare.»
«Spero che arrivi in fretta,» commentò «comincio ad avere sonno.»
«Mi... hanno... sgamato!» balbettò Michele «Questi... sono molto, ma molto... molto più... bravi di me.»
«Cosa cazzo è successo? Come hanno fatto a scoprirti?» urlò Isotta.
«Beh...» le mostrò lo schermo nero del computer portatile «appena ho... superato le prime due... chiavi di accesso, mi hanno scoperto e bloccato.»
«Va bene, ma perché lo schermo del mio computer è nero?»
«Uhm... credo che sia... da buttare. Mi hanno caricato un worm che ha... distrutto tutto. Anche il... bios, naturalmente.»
«Cazzo... cazzo... cazzo! Con quello io ci lavoro, lì dentro ci sono tutte le mie cose.»
«Beh... non potevo... certo usare il mio. Ho tutte le foto che abbiamo scattato insieme... io e Maria.»
«Ma cazzo... non potevi avvertirmi prima che ci poteva essere questo rischio?»
«Non immaginavo che... fossero più bravi di me!»
«Sei sicuro che non ci sia un modo per recuperare i miei dati?»
«Sicurissimo!» le rispose, alzandosi dalla tavola «Ora, se non hai più bisogno... vado al mare con Cat.» Così dicendo, si allontanò tranquillamente col cane che gli trotterellava accanto.
Appena Isotta si voltò verso Arthur per protestare, lo trovò che sonnecchiava placidamente sulla sedia.
«Cazzo!» lo scrollò «Ti stavo spiegando la mia indagine, non puoi addormentarti così.»
«Continua pure,» schiuse un occhio «anche se non ti vedo, ascolto e capisco tutto.»
«Ti ricordi almeno dove eravamo rimasti?»
«Intendi prima o dopo il pranzo?» assunse un'aria disincantata.
«Mi stai davvero facendo incazzare.»
«Eravamo rimasti alla registrazione a pagamento sul sito della scrittrice. Perché tanto interesse verso di lei?»
«Perché i suoi libri sono interattivi» affermò Isotta «e contengono informazioni utili a scoprire cosa accadrà nell'immediato futuro.»
«Come?»
«Decriptando i suoi enigmi, interpretando le citazioni o qualunque cosa che preveda la soluzione di quello che potrebbe sembrare un semplice rompicapo. E la risposta va inserita nel portale che mi ha appena fottuto il computer nuovo!»
«Interessante!» chiosò Arthur, aprendo entrambi gli occhi e rimettendosi seduto correttamente «Devo quindi presumere che la risposta alla parola corretta conceda la possibilità di scoprire la trama del prossimo capitolo?»
«Non proprio così, ma sei sulla buona strada.»
«Aspetta, ricomincio a pensare da capo, correggimi se sbaglio. I lettori di questa misteriosa scrittrice versano cento dollari per leggere le sue farneticazioni. Poi trovano le chiavi nascoste tra le pagine del libro, che lei aggiorna continuamente, e attraverso questo misterioso dark web, individuano il posto dove ambienterà e scriverà la prossima scena.»
«Sembra che lei indichi soltanto il luogo,» lo corresse «la scena le verrà probabilmente inviata da chi risolverà l'enigma o la ricaverà dalle notizie sui giornali. Questo è ancora tutto da definire.»
«Dopo averla realizzata?» domandò Arthur.
«Esatto,» gli confermò Isotta «ma ancora non mi è chiaro quale disegno perverso debbano eseguire, affinché lei aggiunga proprio quella scena nel capitolo successivo.»
«È una burattinaia,» affermò Arthur «ma invece di muovere i suoi estimatori con dei semplici fili, li guida in modo più sottile. La scena della donna nuda in posa sull'altare è stata inserita nel suo libro?»
«No, e probabilmente il motivo è da ricercarsi in un errore nel posizionare il corpo. Chi lo ha messo lì si è spaventato, probabilmente perché si è accorto che la ragazza stava male ed è fuggito. Il romanzo è fermo da un mese, perché nessuno è stato in grado di realizzare la scena richiesta.»
«Hai detto che sono i suoi estimatori a realizzarla. Cosa è accaduto, si sono addormentati?»
«È difficile da spiegare, ma da quel poco che ho compreso, il fulcro della scena in questo teatrino degli orrori è un oggetto particolare, designato in partenza.»
«Allora non credo che la messinscena sia stata scartata per il malore della ragazza.»
«Da cosa lo evinci?»
«Proviamo a rileggere insieme quel romanzo, potrebbe anche trattarsi della chiesa sbagliata.»
Isotta si fece pensierosa.
«Lo avevo ipotizzato anch'io,» sbuffò «ma non so più dove sbattere la testa. Sono venuta qui perché ho assolutamente bisogno del tuo aiuto.»
«È così complicato risolvere i suoi indovinelli?»
«Trattano argomenti ostici, tra cui diverse citazioni estrapolate dai Vangeli Apocrifi.»
Arthur si sollevò lentamente dalla sedia e allungò lo sguardo verso la spiaggia: «Vai a chiamare Michele, mi è venuta un'idea.»
Fu davanti ad una granita al limone che cercarono di convincere il ragazzo ad usare il suo computer per accedere al sito della scrittrice, ma non ci fu modo di superare le sue paure.
«Dentro questo pc...» spiegò «c'è tutta la mia... vita con Maria. Non posso rischiare... di perderla.»
«Tesoro,» provò a farlo ragionare Isotta «la tua vita con Maria è finita nel cesso. Devi soltanto tirare l'acqua e fartene una ragione. Posso almeno sapere perché vi siete lasciati?»
«Lei mi ha lasciato,» alzò la voce «lei è la causa di tutto!»
«Sì... ma per quale motivo?»
«Perché non sono abbastanza uomo, dice lei...»
«Prova a spiegarmelo con parole tue, invece di usare le sue.»
«Lo devo proprio fare?» Domandò ad Arthur.
«Hey bamboccio, stai parlando con me, non distrarti. Non ti serve il suo benestare per farmi capire quello che pensi. Tu sei abbastanza uomo per prendere le tue decisioni autonomamente.»
«Non... ho voluto fare... sesso con lei.»
«Perché?»
«Perché volevo che... arrivasse illibata al matrimonio.»
«Oh santo dio, e lei voleva farlo prima?» intervenne Arthur, con voce bonaria.
«Lei lo aveva... già fatto!» urlò Michele «Anche più di una volta!»
«Come lo hai scoperto?» gli domandò Isotta.
«Me lo ha confessato di persona.» sbottò «E se n'è vantata anche! Ha detto che è una donna moderna... e che queste cose sono ormai superate.»
«Può capitare di provare certe gioie quando si è fidanzati. Immagina di arrivare alla prima notte di nozze e scoprire che non vi trovate bene, e che magari non siete compatibili. Non è meglio rendersene conto prima?»
«Non tutte le donne sono come te.»
«In che senso?»
«Tu sei del nord, non puoi capire. Qui nessuno si toglie tutti i peli come fai tu.»
«Quindi hanno tutte un orsacchiotto nascosto nelle mutande? Non essere stupido e cerca di comprendere le esigenze di una donna, anche se non sono uguali alle tue.»
«Se ci avessi fatto all'amore, adesso cosa mi resterebbe?»
«Cazzo... almeno l'avresti scopata no!»
Prima che Isotta esagerasse, Arthur intervenne a calmare le acque: «Io credo che ti abbia lasciato perché non si sentiva abbastanza bella per te. - affermò.»
«Tu sei mio amico?» reagì.
«Hai qualche dubbio?»
«Quindi tu dici che io sono davvero bello? Non mi stai prendendo in giro?»
«Certo che lo sei, chiedilo anche a Isotta.»
«Va bene,» esclamò la ragazza, sistemandosi i capelli, facciamola finita. Se tu usi il tuo computer per entrare nel sito della scrittrice, puoi chiedermi qualsiasi cosa.»
«Sei sicura?»
«Sì, più che sicura, se vuoi te lo scrivo sulla fronte con un pennarello indelebile e poi ci metto anche la firma!»
Michele prese lo zaino, ne trasse il pc portatile e lo appoggiò sulla tavola. «Però lo utilizzerò soltanto io.» sentenziò «Come si chiama la scrittrice?»
«Chana Friedman,» rispose Isotta «è di origine ebraica, ma è stata espulsa anni fa da Israele. Ha vissuto in diversi paesi europei, tra cui l'Italia, in cui ha studiato per diversi anni. Al momento non è dato a sapere dove si trovi. Il suo sito è allocato su un server russo e ovviamente ci viene negato ogni accesso.»
«Anni?» chiese Arthur.
«Trentatré portati molto bene, anche troppo. Non disdegna di farsi fotografare un po' scosciata, ma ritengo che togliersi le poche cose che indossa sia soltanto una questione di prezzo. Il sito è un labirinto con centinaia di stanze in cui entra soltanto chi può permetterselo.»
«Cento dollari è il costo minimo per la lettura del suo libro,» affermò Michele «dopo quello che è accaduto prima, non voglio nemmeno provare a forzare l'ingresso.»
«Non serve,» lo tranquillizzò «un paio di settimane fa ho effettuato una regolare registrazione, ovviamente pagando l'obolo richiesto. L'utente è BabaYaga e la password è composta dalle stesse lettere scritte al contrario, rispettando le maiuscole.»
Il ragazzo trafficò qualche istante e poi girò lo schermo, mostrando l'ultima pagina del romanzo.
«È fermo a un mese fa.» aggiunse.
«Lo so, più o meno in corrispondenza del ritrovamento della ragazza morta in chiesa.»
«Dove è stata trovata esattamente?» domandò Arthur, rileggendo più volte le ultime pagine. «Dimmi in quale chiesa?»
«La chiesa è quella di Pietole. Un paesino fuori Mantova.»
«Guarda questo paragrafo.» lo indicò sullo schermo con la punta dell'indice, preoccupando non poco il ragazzo che lo allontanò immediatamente di qualche centimetro «Sai cos'è il Leviatano del libro di Giobbe?»
«Non ne ho la minima idea.» ammise Isotta.
Michele trovò la spiegazione in pochi secondi: «“Il Leviatano del Libro di Giobbe è un riflesso del più antico cananeo Lotan, un mostro primordiale sconfitto dal dio Baal Hadad”.» spiegò con orgoglio «Nella Bibbia ebraica è raffigurato come metafora di un potente nemico, in particolare “Babilonia”.»
«Esatto,» replicò prontamente Arthur «ma qui nessuno spiega a quale animale è stato paragonato.»
«E tu ne hai idea?» lo interrogò Isotta.
«Certo che lo so!» sorrise con una velata ironia «Non ho bisogno di un computer per far ragionare il cervello. Sono persino pronto a rischiare la risposta.»
«Io... non... rischierei...» balbettò Michele «abbiamo... già perso un computer, il suo per fortuna.»
«Ma vaffanculo stronzetto!» gli urlò addosso Isotta «Quel computer l'ho comprato coi miei soldi e adesso ho perso tutto!»
«State zitti tutti e due maledizione!» sbottò Arthur «il libro è fermo perché probabilmente hanno sbagliato chiesa. La soluzione non è lontana da quella di Pietole. È chiaro che quella giusta si trovi in provincia di Mantova, lo si evince dalla descrizione del fiume, dal castello e dalla torre.»
«Sì, ma dove?»
«Che succede se sbagliamo la risposta inserita nel dark web?»
«Non ne ho idea,» ammise Isotta «non ho mai avuto il coraggio di provare.»
«Credo non... sia il caso di... fare altre cazzate!» li avvisò Michele, chiudendo lo schermo del pc. «Per oggi ne abbiamo già... fatte troppo.»
«Non c'è un computer in paese?» domandò Isotta «Magari uno di quei posti dove vanno gli extracomunitari per scrivere alle famiglie?»
«Ormai hanno tutti lo smartphone di ultima generazione, non credo sia rimasto ancora qualche centro attrezzato con un pc.»
«A Monterosso Almo... ce n'è uno.» intervenne Michele «ma se rompiamo anche quello, la biblioteca resterà senza. Non ha nemmeno i soldi per riparare lo scaffale dei libri, figuriamoci acquistare un nuovo computer.»
«A che ora chiude?»
«Il pomeriggio... è chiusa.»
«Allora ci andiamo domattina.»
«Un momento,» intervenne Isotta «non ho prenotato un posto dove andare a dormire e non voglio finire in una topaia.»
«Puoi dormire a... casa... mia,» si affrettò a rispondere Michele «così potrai pagare la tua promessa.»
«Che stai dicendo?»
«Arthur è testimone,» ribadì «hai giurato che avrei... potuto chiederti qualsiasi cosa.»
«Non intendevo una cosa fisica,» sbottò «era un modo di dire.»
«No, ha ragione,» confermò Arthur «gli hai assicurato che avrebbe potuto chiederti qualsiasi cosa!»
«State scherzando vero? Cosa cazzo dovrei darti?»
Michele finse di riflettere per qualche secondo, poi continuò a muovere la testa, mimando un assenso.
«Verrai a dormire in camera mia» disse «Non preoccuparti, ho due letti. In questo modo Maria lo verrà a sapere e sarà molto gelosa.»
«Tesoro,» lo accarezzò teneramente «Maria è una stronza e tu faresti bene a cancellarla definitivamente dalla tua vita. Ma se proprio ci tieni a questa buffonata, passerò tre volte davanti alla finestra in mutande, così i tuoi amici moriranno di invidia e lei comprerà una falciatrice per darsi una ripulita là sotto. Intesi?»
«Intesi!» gli porse la mano per battere un cinque.
Isotta guardò Arthur e sorrise.

.:.

Monterosso Almo – Biblioteca comunale.

L'anziana direttrice guardò più volte in faccia Arthur e gli sorrise.
«Alla tua età dovresti cedere a queste lusinghe.» scherzò Isotta, mentre Michele si sistemava davanti allo schermo.
Il ragazzo digitò velocemente l'indirizzo del dark web e si voltò con un'espressione enigmatica. Ecco, aggiunse, cosa devo scrivere?
«L'ho studiato quando ero in Siria,» spiegò Arthur «ma ho qualche dubbio sulla mia memoria.»
«Ormai siamo qui,» lo spronò Isotta «se anche dovesse saltare per aria tutta la biblioteca, non possiamo rinunciare.»
«Non possiamo... rischiare...» ribadì Michele.
«Stai tranquillo tesoro,» gli spettinò i capelli «dopo quello che c'è stato tra noi questa notte, cosa sarà mai un secondo schermo nero in due giorni?»
«Adesso cerchiamo di essere seri,» sospirò Arthur «se non vado errato, alcuni studiosi interpretarono il mostro del Libro di Giobbe ipotizzando che fosse riferito a grandi creature acquatiche, come il coccodrillo.»
«Devo... scrivere tutta la frase?»
«No, scrivi soltanto il termine coccodrillo.»
«Con la prima lettera maiuscola?»
«Fa qualche differenza?»
«Certo che fa differenza,» replicò il ragazzo «una password è composta da caratteri maiuscoli, minuscoli, cifre, più un certo numero di segni.»
«Non è una password,» lo rassicurò Isotta «scrivi coccodrillo tutto minuscolo e basta.»
«Mi ripeti l'indirizzo del dark web?» sussurrò Michele «So perfettamente di quale si tratta, ma non voglio alcuna responsabilità di quello che potrebbe accadere.»
«Cazzo, sei sfiancante!» sbuffò «Ti trovi già sulla pagina di accesso, lo vedo da qui. Devi soltanto inserire “coccodrillo” e poi pigiare il tasto enter.»
«Non c'è la scritta “enter”.»
«Cazzo... ce l'hai davanti agli occhi!»
«C'è scritto “code”... non è la... stessa cosa.»
«Adesso premi quel maledetto tasto oppure ti schiaccio quel brufolo orrendo che hai sul naso e inonderò tutta la biblioteca di giallo!»
Michele provò a rimirarsi nel riflesso dello schermo, ma Isotta gli rifilò un buffetto sulla nuca, incitandolo a darsi una mossa.
Immediatamente il sistema rilanciò una nuova pagina web di GoogleMap e apparve la pianta geografica dei dintorni di Mantova col segno di spunta proprio sopra un'altra chiesa.
«Cazzo! Adesso mi devi spiegare come hai fatto e scoprire questa cosa del coccodrillo!»
«Ho bluffato» sorrise Arthur «Sono già stato in quella chiesa, proprio per vedere il coccodrillo che penzola dal soffitto.»
«Dimmi che stai scherzando. Non può esistere una chiesa con una simile bestia immonda attaccata sopra l'altare.»
«A quanto pare ti sbagli.»
«Sai cosa significa tutto questo?»
«Che prima o poi qualcuno scoprirà a cosa somigliava il Leviatano del Libro di Giobbe e proverà a realizzare la scena suggerita dalla scrittrice. A proposito, ricordami come si chiama.»
«Chana Friedman,» rispose Isotta «perché lo vuoi sapere?»
«Se mai fosse possibile fare una chiacchierata con lei,» le spiegò «potremmo indurla a collaborare. Sarebbe il modo migliore per porre fine a questo macabro gioco.»
«Forse non ti è chiaro chi ci troviamo di fronte! Quella donna ha tutto da guadagnare dalle cazzate che fanno i suoi fanatici lettori.»
«Anche dalla morte di una ragazza?»
«Non è colpa sua, non si sente responsabile e di fronte a qualsiasi tribunale risulterà pulita come la più pudica delle verginelle.»
«Le vergini non sono donne da prendere... in giro.» affermò Michele.
«Come ti viene in mente che ogni volta che qualcuno parla, si riferisca in qualche modo alla tua sfortunata storia d'amore?»
«Se non abbiamo niente altro da fare... in biblioteca... suggerirei di spegnere il computer e uscire.»
«Perché?»
«Perché qualcuno potrebbe... tracciarci.»
«Intendi dire che i gestori di quel sito nel dark web potrebbero capire che ci siamo collegati da qui?»
«Da questo computer non posso mascherare l'indirizzo IP, quindi è molto probabile che avvenga... quasi sicuro.»
«Perché non me lo hai detto prima?»
«Lo stavo facendo, ma tu mi hai costretto a premere il pulsante enter, minacciando di schiacciare il mio brufolo.»
«È meglio che torniamo a Marzamemi,» intervenne Arthur «se ci spicciamo, saremo lì per ora di pranzo!»
«Maledizione Arthur! Possibile che la tua vita sia scandita dall'ora di pranzo?»
«La mia vita è apparentemente priva di piaceri, se mi togli anche quello di un buon piatto di pesce, non mi resta che rinchiudermi in un ospizio.»

.:.

Ristorante 'u Curtu – Marzamemi – Sicilia

«Verso la fine del XIV secolo, per grazia ricevuta, Francesco Gonzaga fece erigere un tempio alla Madonna, che aveva fatto cessare l'epidemia di peste. I lavori furono affidati all'architetto Bartolino da Novara, che negli stessi anni progettò a Mantova il Castello di San Giorgio e quello Estense di Ferrara, la costruzione costò ben 30000 scudi d'oro e, a Ferragosto del 1398, la cappella venne consacrata al cospetto del suo committente e dei vescovi di Mantova e Cremona.» ripeté Isotta, indicando lo schermo del portatile sotto lo sguardo attento di Michele «Stupisce il visitatore che entra nel Santuario, un coccodrillo imbalsamato che è appeso al soffitto al centro della navata. Si tratta di un vero e proprio coccodrillo e non di una riproduzione.»
«Non basta aver scoperto il luogo,» obiettò Arthur «Bisogna entrare nella testa di quella donna e capire cosa si aspetta che accada.»
«Come avevi già ipotizzato, la messinscena ha bisogno di un oggetto per il rituale. In questo caso sembra evidente il riferimento al coccodrillo.»
«Devi contattare la caserma dei Carabinieri di competenza e far mettere sotto osservazione la chiesa ventiquattr'ore su ventiquattro.»
«Ho già chiamato prima, ma non c'era il comandante. Chi ha risposto mi ha assicurato che mi farà ricontattare al più presto. Perché quella faccia?»
«Il coccodrillo è sospeso con due catene, potrebbe essere questa la scena da replicare.»
«Stai pensando ad un corpo di donna incatenata sull'altare?»
Arthur attese qualche istante prima di rispondere: «Sto ipotizzando uno scambio di feticci.»
«Non credo che qualche fanatico possa pensare di appendere una donna a quel soffitto, anche perché la donna dovrebbe essere...»
« ...morta!» la interruppe Arthur «Sei sicura che la ragazza che è stata trovata sull'altare non sia stata volutamente uccisa con una dose eccessiva di ansiolitici?»
«Non avrebbe alcun senso,» obiettò Isotta «il suo corpo era stato composto come se lei fosse la protagonista di una scena. Se è arrivata volontariamente fin dentro la chiesa, perché ucciderla?»
«La posizione,» le indicò il computer «mi serve una fotografia della sua posizione.»
«Quello è il portatile di Michele,» obiettò «Tutto quello che c'era nel mio, è andato perso.»
«Non credo che tu l'abbia dimenticata, raccontamela nei minimi dettagli.»
«Era in posizione prona, a pancia in giù per dirlo più semplicemente. Le braccia piegate ad angolo verso il corpo e le gambe allungate.»
«Disegnami la sua posizione su un tovagliolo.»
Nello stesso istante suonò il cellulare di Isotta, che si allontanò di qualche passo per rispondere.
Da lì a qualche minuto tornò da Arthur, visibilmente nervosa: «Non hanno uomini da dedicarmi,» sbottò «e non credono neppure all'eventualità che possa accadere qualcosa in quella chiesa.»
«Ci sono telecamere di protezione all'interno?»
«Non lo sanno nemmeno, devono chiamare il prete. Faccio prima a farlo io.»
Michele le comunicò il numero di telefono dopo una rapida ricerca, ma non rispose nessuno.
«Dai cazzo!» esplose «Un prete deve stare in chiesa e non a spasso per la città! Possibile che non ci sia nemmeno una perpetua o un sacrestano?»
Arthur provò a calmarla e insistette affinché disegnasse la posizione della ragazza sull'altare. Una volta che lo schizzo fu terminato, lo fissò con insistenza.
«Non ha le zampe dietro,» asserì «non potrebbe in alcun modo averle.»
«Che stai dicendo?»
«Guarda le braccia,» le indicò una ad una «e poi prendi la fotografia di un coccodrillo.»
«Mi sembra un'ipotesi azzardata.» esclamò Isotta «Se avessero davvero trovato quella parola, non avrebbero di certo sbagliato chiesa.»
«Hai ragione,» annuì più volte, incantato con lo sguardo sul disegno «ma non trovo un'altra spiegazione plausibile. Posizionare una donna nuda su di un altare, presume una sorta di sfregio verso la sacralità del luogo. Mi chiedo perché non metterla supina, magari con la gambe schiuse.»
«Perché sono dei pazzi!» sbottò di nuovo Isotta, provando di nuovo a chiamare la chiesa.
A furia di insistere, finalmente qualcuno si degnò di rispondere e bastarono pochi istanti per chiarire la situazione.
«Hanno due telecamere,» spiegò, dopo aver riattaccato «una all'ingresso che inquadra tutta la navata e l'altra che riprende dall'alto con in primo piano la sagoma del coccodrillo. Il prete mi ha spiegato che le ha fatte installare dopo che l'anno scorso alcuni ragazzini deficienti hanno tirato dei sassi alla bestia appesa.»
«Devi andare sul posto.» le suggerì Arthur «Ed è meglio che tu lo faccia il prima possibile.»
Lettori: 40656
© www.AbelWakaam.net