Cosa mai sarà di noi, sospesi nel tempo che ci è concesso
di vivere insieme e divisi da una realtà che ci incatena. Che sarà
delle nostre mani che brancolano nella nebbia densa di questo futuro incerto
e che sarà dei nostri respiri, sospesi nell'aria fredda che ci
circonda. Che sarà del nostro inquieto tormento, che sarà
delle nostre anime in fermento, che sarà delle tue pose irriverenti
e della mia voglia tremenda, dei tuoi spasmi profondi e della follia che
m'infondi.
Che mai sarà di noi quando ci saremo persi, che sarà del
nostro inferno caldo e dei desideri perversi. Che ne sarà delle
parole scritte, dei momenti di quiete e delle bufere maledette, quando
il vento del nord spezza i legami più stretti, rapisce le foglie
in rosso di questo autunno infinito e le abbandona per sempre nell'angolo
opposto... dove ogni palpito sembra sopito, dove ogni speranza è
un paradosso. Non posso credere a quanto sia dura questa condanna solo
per aver stretto una mano nel vuoto mentre il mondo intorno andava in
sfacelo e l'agonia che ci unisce diventa veleno, diventa un cappio intorno
alla gola, diventa un miraggio che ci consola, due corpi uniti uno sull'altro...
nessuno è più perfido e nessuno è più scaltro.
Che sarà di noi e dei nostri lamenti tra le lenzuola sudate e
i sapori indecenti e tu che mi guardi sul letto a carponi, la schiena
incurvata e lo sguardo perso, il piacere che a volte è così
diverso e ti riempie la carne in modo violento, si spinge più a
fondo, sempre più dentro finché la tua voce si fa suadente,
finché la voce si fa tremante e come d'incanto chiudi le gambe
e mi stringi forte in una morsa... mi stringi forte e non mi lasci più
andare e ti sento morire, ti sento pregare, ti sento fuggire e poi ritornare
nella trama infida di questo assurdo mare che ci trascina contro corrente, ci
ruba l'anima e la mostra alla gente affinché capisca che non c'è
storia che può esser strappata dalla memoria, che possa svanire
all'improvviso, che possa crescere tanto... per poi sparire.
Che sarà di noi fuori da quella stanza, quando l'alchimia che
ci unisce colma ogni distanza, quando mi sfuggi perché il tempo
è scaduto e io mi aggrappo col cuore a ciò che ho vissuto,
all'ultimo bacio dato di nascosto, dietro le auto nell'ombra, dentro la
notte amica, dentro l'ultimo respiro che ti lascia addosso un senso di
angoscia a più non posso... un vuoto immenso che la vita non riempie
perché la vita a volte... non ha proprio senso.
Cosa mai sarà di noi sull'orlo della sconfitta, io seduto
di fronte e tu che mi guardi zitta, mi divori con gli occhi e io ti vorrei
sbranare... senza patemi, senza dolore... chissà quante volte ti
avrò chiamata... Amore, chissà quante volte tra passato
e presente.
Mi viene un sospetto... e se invece fosse per sempre?
Abel Wakaam
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